In Veneto ogni 100 litri di acqua immessa nella rete per usi civili ne arrivano all’utente 57,8; gli altri 42,2 si perdono lungo le tubazioni che in alcuni territori della nostra regione non godono di buona salute. Un dato, quello veneto, praticamente in linea con quello medio nazionale, analizza la Cgia di Mestre. “In termini assoluti ogni giorno nella nostra regione si immettono nella rete idrica circa 1,75 miliardi di litri d’acqua, mentre la dispersione ammonta a 740 milioni di litri”, aggiunge la Cgia in una nota. Tra i sette Comuni capoluogo di provincia in regione la situazione più critica è a Belluno, dove il 64,2% dell’acqua immessa in rete non arriva nei rubinetti delle utenze della città. A fronte di 678 litri d’acqua giornalieri per abitante immessi nella rete, 435 si perdono per strada. Tra i 109 Comuni italiani monitorati in questo approfondimento, Belluno si colloca al decimo posto. Dopo il capoluogo dolomitico seguono il Comune di Venezia che presenta una perdita del 41,7% (44esimo posto a livello nazionale), Rovigo con il 37,4% e Verona con il 34,9%. Le realtà più virtuose, invece, sono Padova con una perdita del 30,6%, Vicenza con il 21% e, infine, Treviso con il 18,4 %.

“In linea di massima, la dispersione è riconducibile a più fattori: alle rotture presenti nelle condotte, all’età avanzata degli impianti, ad aspetti amministrativi dovuti a errori di misurazione dei contatori e agli usi non autorizzati (allacci abusivi). Va altresì segnalato che la presenza di fontanili nei centri urbani, soprattutto nelle zone di montagna, può dar luogo a erogazioni considerevoli e di conseguenza a elevate perdite. Nelle campagne, inoltre, i fontanili sono degli abbeveratoi in muratura che servono a dissetare gli animali”, evidenzia la Cgia.

 

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