Confagricoltura Veneta plaude alla reintroduzione dei voucher in agricoltura. “Siamo felici della reintroduzione dei voucher, strumento che per le imprese agricole si è rivelato assolutamente importante per far fronte ai picchi di lavoro in campagna, quali sono le fasi di raccolta, offrendoci la possibilità di assumere manodopera per brevi periodi, con una burocrazia molto ridotta”, afferma Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto. “I voucher concorrono a combattere il lavoro irregolare, in quanto il lavoratore viene messo in regola e si vede versati i contributi”, sostiene Giustiniani, che giudica positivo anche l’innalzamento del tetto per l’utilizzo dei buoni lavoro, che sale a 10.000 euro, per un massimo di 45 giorni lavorati”, che sono sufficienti per il periodo di raccolta.
Con la legge di Bilancio 2023 ritorna lo strumento conosciuto come voucher lavoro. In passato i voucher, conosciuti anche come buoni lavoro, sono stati molto contestati, in quanto ci sono stati datori di lavoro che ne hanno approfittato per aggirare le norme di diritto del lavoro. “Coprono il lavoro nero”, hanno più volte sostenuto i sindacati, ragion per cui dopo un’attenta valutazione i voucher sono stati abrogati nel 2017.
Ed è per lo stesso motivo che la decisione del governo Meloni di ripristinare questo strumento, seppur solamente per alcuni settori, è stata aspramente criticata dai sindacati.
I voucher, o anche detti buoni lavoro, sono stati per anni – di fatto dal 2008 al 2017 – una delle forme di pagamento del lavoro accessorio, ossia di quelle prestazioni occasionali per le quali non viene sottoscritto un contratto di lavoro subordinato, in quanto hanno carattere discontinuo e saltuario.
I voucher hanno un importo prestabilito, 10 euro, da considerare “al lordo”: una parte della somma, 7,50 euro va al lavoratore a titolo di retribuzione, mentre la restante, 2,50 euro, viene versata a titolo contributivo. Anche con i buoni lavoro, infatti, il lavoratore ottiene copertura previdenziale presso l’Inps.