E’ un colpo di scena che nessuno ormai si aspettava a Velo d’Astico, dopo mesi di scavi infruttuosi e anni di indagini che non hanno portato a nulla. L’unghia umana rinvenuta nella porcilaia di Valerio Sperotto in via Villa di Sotto tiene per l’ennesima volta col fiato sospeso i cittadini di Velo d’Astico, che ormai si erano rassegnati a chiudere come ‘cold case’ la scomparsa nel 1988 della prima moglie Elena Zecchinato e della seconda, Virginia Mihai, nel 1999. Entrambi casi archiviati nel 2002 ma tornati alla ribalta nel novembre dello scorso anno dopo la segnalazione di fantomatici ritrovamenti di ossa umane in seguito a di scavi nell’area.
‘Io lo conoscevo bene’ sembrano parole affiorate da un film degli anni ‘60, parole che escono dalla bocca del sindaco di Velo d’Astico Giordano Rossi, per il quale Sperotto era un concittadino del quale si conosceva tutto, una vita condivisa dalla piccola comunità. Anche Rossi vive lo stupore per questo nuovo ritrovamento nell’ex allevamento di maiali di Sperotto, morto nel 2011 a 64 anni, e si capisce tra le righe che non riesce a capacitarsi che possa proprio essere proprio quell’uomo così mite la causa delle scomparsa di due mogli, o peggio l’autore di due orrendi delitti.
Il ricordo di un matrimonio felice
‘Ricordo il giorno – ha detto Rossi – in cui l’ho sposato con la seconda moglie, Virginia, con rito civile. Si trattava delle classiche brave persone di cui non si poteva fare nessun pettegolezzo. Nonostante le accuse, i sospetti e le indagini per omicidio, Rossi ricorda la persona che era Sperotto con grande lucidità. ‘Io e lui parlavamo tranquillamente della vicenda giudiziaria, quando lo trovavo in paese – ha spiegato il primo cittadino – e mai, in tutto il tempo fino alla sua morte, l’ho visto minimamente preoccupato per le indagini, o in qualche modo in ansia. Anche dopo l’apertura dell’inchiesta non aveva smesso di venire al bar con gli amici, giocare a carte o a calcetto. Anzi, ricordo che si dimostrava addirittura sorpreso, alquanto stupito che avessero mosso queste accuse orrende contro di lui. A volte lo vedevo anche dispiaciuto e infastidito per tutto il clamore, quasi volesse dire: ‘Non capisco perché vengano da me’. Di sicuro non lo vedevo preoccupato, diceva spesso: ‘Cosa pènseli… che mi fassa ‘ste robe qua…’ ma sempre in modo pacato. Era una persona diplomatica, mai sopra le righe’.
‘Il ritrovamento dell’unghia umana – ha concluso infine Rossi – lo considero un elemento debolissimo, tanto più che fino ad oggi non hanno trovato nessun altro elemento. E’ poco secondo me per confermare un delitto in quel luogo, o un occultamento di cadavere. Banalmente posso dire che quell’unghia potrebbe essere lì per chissà quale altro motivo, magari spiegabilissimo, o gettata di proposito, o persa in un incidente. Di sicuro, da sola, non potrà provare niente’.
Marta Boriero