Non si fa che parlare d’altro a San Pietro Valdastico e questa volta non si tratta del medico israeliano, ma di un capriolo che era ormai ‘di famiglia’, adottato dalla comunità locale, il quale è stato ritrovato sbranato da dei lupi. La morte di questo esemplare femmina, abituale visitatrice del giardino di una residente, Paola Toldo Slaviero, ha riacceso un dibattito sull’eterno conflitto tra uomo e natura selvaggia. Questo fatto di cronaca ha messo in luce la complessa questione della convivenza tra l’uomo e la fauna selvatica, in particolare con specie predatrici come il lupo.
Paola , comprensibilmente scossa, racconta: “Sono sotto shock per lo scempio avvenuto nel mio giardino. Non riesco neanche a scriverne. Questa era una bellissima femmina di capriolo che amava sostare nel mio giardino. Non è colpa dei lupi, ovviamente, anche se in questo momento ne sono terrorizzata e non riesco a ‘perdonarli’. La colpa è di chi non ha ‘chiesto’ a lupi e orsi se volessero essere sradicati dai luoghi in cui vivevano.”
La notizia ha suscitato un’ondata di commenti sui social media, dove le opinioni si dividono tra chi considera normale il comportamento predatorio dei lupi e chi, invece, vede in esso una minaccia diretta alla sicurezza personale e alla sopravvivenza di animali ormai addomesticati o parte integrante del tessuto sociale locale.
Tra i molti commentatori, c’è chi esprime il proprio timore: “È un problema reale e sempre più vicino.” Altri attribuiscono la presenza di questi predatori ad una reintroduzione: “Sono stati reintrodotti animali selvatici, soprattutto gli orsi, in modo sconsiderato. In ambienti pesantemente antropici con un forte squilibrio tra prede e predatori.”
Di fronte a questa situazione, la comunità locale e gli agricoltori cercano soluzioni per proteggere sé stessi e i propri animali. L’azienda agricola Toldo Sebastian, ad esempio, riflette sull’adozione di cani da guardia: “Quanti cani per una mandria di sette mucche in valle e venticinque in alpeggio? Quale razza? Sono cani sufficientemente equilibrati da non rappresentare un pericolo a chi transita nelle vicinanze?”
Queste domande evidenziano le difficoltà pratiche e finanziarie nel trovare strategie efficaci di convivenza con la fauna selvatica.
Tra i commenti si tenta anche di offrire una prospettiva equilibrata: “I lupi fanno quello che è nella loro natura! Proviamo a fermare la caccia a caprioli, cervi, camosci, e poi vediamo se la colpa è dei lupi.”
Sono diverse le riflessioni profonde che si accendono rispetto alla coesistenza tra uomo e natura, in un mondo sempre più antropizzato. Mentre la discussione prosegue, la comunità di San Pietro Valastico e le aree limitrofe cercano vie praticabili per navigare questa realtà complessa, tra la ricerca di soluzioni concrete e la speranza di trovare un equilibrio sostenibile che rispetti sia le esigenze umane che quelle della fauna selvatica.
La tragedia del capriolo “domestico” ucciso nel giardino di Paola diventa così un simbolo della lotta più ampia per definire il posto dell’uomo nella natura, un dibattito che, senza dubbio, continuerà a dividere e a definire le nostre scelte future sulla convivenza con il mondo selvatico.
Laura San Brunone