Se ha votato per Bersani o Renzi non glielo strappi e anche a voler volare con l’immaginazione, se da un lato in famiglia ha una figlia pro-‘Usato sicuro’, dall’altra è stato visto sotto il palco del teatro comunale di Vicenza ad ascoltare interessato il giovane e vivace Matteo Renzi. Luigi Dalla Via, 54 anni, sindaco di Schio con scadenza mandato nel giugno del 2014, non si sbilancia, ma insiste sulla parola ‘cambiamento’, quello che a suo dire, sta alla base della democrazia.
Cosa farà quando dovrà abbandonare la poltrona di primo cittadino di Schio?
Ritornerò a fare l’impiegato in fabbrica. Non sarà un problema tornare alle origini. Certo, non sarà facile lasciare il Comune. Sono 32 anni che lo frequento. Ho iniziato come consigliere comunale, da 29 sono in giunta. Conosco qualsiasi cosa qui dentro, ma anche se ormai sono a capo della macchina amministrativa da decenni è giusto dare spazio al nuovo.
Non possiamo tenere conto del fatto che si tratta di una città di operai, che però è cambiata nel tempo. L’effetto Lega degli scorsi anni c’è stato ed è penetrato anche nella classe operaia, raccogliendo consensi. Però, nel 2009 ho vinto io, dando continuità ad un tipo di amministrazione che è rimasto al potere resistendo a tutto e tutti, tenendo conto tuttavia dei tempi che cambiavano. Non c’è stata staticità nonostante la continuità politica. Abbiamo garantito sempre negli anni un ricambio degli assessori e delle idee.
Cosa pensa della recente vittoria di Gianni Casarotto a Thiene, un paese da sempre considerato un ‘feudo-leghista’? E’ il Carroccio che perde consensi o cosa?
Al di là di quello che è stato detto sulla coalizione di Casarotto, io credo che le scelte del sindaco di Thiene siano state ben oculate. Michelusi, Samperi e Zorzan erano tre consiglieri dell’opposizione che avevano fatto squadra quando c’era la giunta-Busetti. Ora questo sta tornando utile perchè quell’unione di allora sta dando frutti con il loro ruolo di amministratori, a prescindere dalla loro provenienza politica.
So che Maurizio Colman ha fatto il mio nome e lo ringrazio per aver dichiarato che sono ‘il suo preferito’ per quel senso di ‘praticità’ che contraddistingue il mio modo di lavorare. Non faccio il suo nome perchè sembrerebbe volerlo ringraziare per quanto detto sul mio conto. Ma non posso non fare il nome di Piero Menegozzo, che giudico un collega davvero in gamba. Ha una marcia in più rispetto agli altri, ha una visione del futuro e sui servizi associati che ammiro molto. Il suo Comune è ben organizzato.
E lei invece, che sindaco è?
Sono un moderato. Lo sono sempre stato. Sono uno che tiene ben presente l’obiettivo. Qualcuno mi accusa di essere ‘troppo buono’, in realtà io non sono mai un elemento di rottura. Più che buono, mi definirei un mediatore che tende a mettere insieme piuttosto che a dividere. Ma sono soprattutto un pragamatico, come dice Colman, un caterpillar però nel perseguire le finalità. In questo sono un tenace, un caparbio e un concreto.
Cosa ammira in un amministratore e cosa non tollera?
La serietà sul lavoro e la concretezza di chi sa portare a casa risultati utili per la sua gente. Non mi piace chi vuole colpire le folle con falsi proclami. Chi annuncia cose impossibili da realizzare e chi è concentrato sull’apparire.
Di cosa va fiero dei suoi mandati?
In primis dell’attenzione e della sensibilità dimostrata nei confronti del sociale. Il nostro Comune è in testa per l’impegno verso le categorie disagiate. Il Comune di Schio spende 300mila euro l’anno per il Sociale, basta guardare le cifre elargite dagli altri per comprendere.Sono fiero del disegno urbanistico, dell’ordine che oggi ha Schio e sono convinto che la qualità della vita degli scledensi sia migliorata.
Intanto, non è vero che io non dialogo con i commercianti. La scelta che riguarda il centro storico è stata fatta tenendo conto della maggior parte della categoria economica. Questo progetto mira a valorizzare il centro ed i commercianti devono fare la loro parte, con un ruolo attivo. La crisi comporta rimettersi in gioco e non si può attribuire quanto sta accadendo a livello nazionale agli amministratori locali. Come fanno ad accusarmi di aver mortificato il centro quando i nostri investimenti maggiori hanno riguardato il Lanificio Conte, il Teatro Civico e l’Asilo Rosso. Vogliamo parlare delle manifestazioni organizzate a Schio?Non c’è paragone con quelle degli anni passati, per qualità ed affluenza.
Perchè un sindaco come lei, un uomo del popolo, un mediatore si professa, quando sono arrivati in massa i commercianti nell’aula consiliare del municipio non ha provato a dialogare con loro?
Perchè quella non era la sede adatta e stavamo affrontando un argomento delicato come la mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore Daniela Rader. Questo non vuol dire che io sia insensibile alle loro problematiche. Ma non sopporto le strumentalizzazioni politiche.
Natalia Bandiera (foto di Enrico Merlo)