Competenza, educazione, territorialità, costante informazione e ascolto. Sono le parole ricorrenti di Giorgio De Zen, 37 anni, ‘concorrente’ in gara a Schio per la conquista della poltrona di primo cittadino della città più grande dell’Altovicentino. Figlio dell’ex assessore alla Cultura e all’Istruzione della giunta di Berlato Sella, Luciano De Zen, preside e sostenitore di un figlio che sta appoggiando in una sfida a 4, nel suo modo di comunicare, c’è tutto il valore di una famiglia. Madre insegnante ed un nucleo, che ha avuto un ruolo importante nel suo percorso di vita, fatto di studi, di una laurea in Economia all’Università Bocconi di Milano e di un’esperienza fuori casa, che lo ha portato ad essere oggi, un brillante commerciale della Ferrero.
Umile nei toni, ma con la sicurezza di chi ritiene che le competenze che derivano dallo studio contano molto, dichiara di non temere i suoi ‘concorrenti’, di cui non lo senti proferire una sola parola brutta, preferendo sempre mantenere la competizione sui toni dialettici della politica ‘sana’. Quella respirata tra le quattro mura domestiche quando era un ragazzo e quella che vuole riportare a Schio. Non crede nei toni accesi che sacrificano le idee e più che temere qualcuno dei suoi sfidanti, la sua paura è esclusivamente quella di non riuscire a lasciare i suoi messaggi, al di là dell’esito dell’urna elettorale.
De Zen, che gruppo è quello che la sta sostenendo in questa campagna elettorale?
Cosa vorrebbe realizzare per Schio?
Schio ha tutte le caratteristiche per essere leader dell’Altovicentino, ma confrontandomi con altri sindaci ho scoperto che oggi, manca una sorta di territorialità, che deve andare oltre al concetto di paese. Faccio un esempio, il Faber Box non deve essere solo il punto di riferimento per i giovani di Schio, ma per tutto l’Altovicentino. Intendo questo quando parlo di concetto di territorialità, ragionare oltre la mentalità del paese, ma in termini di un territorio di 250mila abitanti, dove occorre fare rete per la sopravvivenza dei servizi e bisogna iniziare a fare le cose con condivisione del paese accanto, per unire le forze. Spesso questo sfugge ai nostri amministratori che agiscono per la città in cui raccolgono voti e quindi in un’ottica ridotta, che invece deve essere allargata se non vogliamo assistere a chiusura di uffici importanti. La rete è l’unica soluzione.
Che sindaco vorrebbe essere?
Un sindaco che si occupa della comunità e che al tempo stesso, la viva per interpretarne al meglio le istanze. Un sindaco capace di progettare, di avere una visione del futuro di Schio, immaginandola già tra cinque anni e non amministrando alla giornata. Un sindaco sempre pronto all’ascolto e al confronto. Un sindaco che non vuole mettersi al centro di ogni cosa, ma che faccia squadra. La giunta ‘Orsicentrica’, che sta attualmente governando non è il mio modello.
A proposito di Valter Orsi, lo teme?
Non temo nessuno e non lo dico per arroganza, ma perchè per le caratteristiche del mio lavoro, sono abituato a confrontarmi a volte con grandi manager. Lo farò anche io con lui, per fare emergere le mie idee, nel rispetto delle sue. Poi, saranno i cittadini a decidere.
Nella sua squadra c’è Carlo Cunegato, un consigliere di opposizione che sul tema sicurezza a Schio, è stato un pò maldestro ed ha attaccato il comandante della Polizia Locale Giovanni Scarpellini, giudicato dalla comunità un fiore all’occhiello, che si è distinto per i numerosi arresti realizzati durante il mandato di Valter Orsi, che gli ha dato sempre piena fiducia….
Io e Carlo Cunegato siamo persone diverse e non è di quei fatti che dobbiamo tenere conto. Lui ha agito per se stesso, ma io sono un’altra persona e se mi sta chiedendo cosa pensi io di Scarpellini, posso dichiararle che nutro infinita stima, che presto incontrerò proprio lui per parlare del fenomeno delle baby gang. Credo che il tema sicurezza sia quello più sacro, come quello della salute e quando gli argomenti sono così importanti e delicati, io mi affido a chi è veramente competente. Quindi, le ripeto, che Scarpellini, se è un valore per la comunità dell’Altovicentino, lo sarà anche per me.
Che città sogna per Schio?
Schio al centro dei grandi dibattiti e proiettata nel futuro con una visione territoriale. Progetti nuovi, che sembrano essere scomparsi dalla scena. Orsi ha tanto criticato le vecchie amministrazioni, ma se andiamo ad analizzare il suo mandato, non ha fatto altro che completare quello che era stato ideato dai suoi predecessori. Occorre riprendere in mano altre cose interessanti come la Citta dei bambini, che è stata accantonata. Inoltre, mi piacerebbe portare a Schio una cultura di qualità. Non più iniziative a spot, ma un programma, sul quale investire e che lasci il segno negli scledensi.
Cosa non farà mai in campagna elettorale?
Le va di chiudere l’intervista dando un parere sugli altri quattro candidati, con cui condividerà questa competizione elettorale?
Certo. Iniziamo da Ilenia Tisato che giudico una brava persona. Il problema è che ancora non conosco il suo programma, ma fino ad ora non ho ascoltato grandi progetti per Schio. Vedremo.
Il candidato del Pd LeonardoDalla Vecchia, avendo militato in un vero e proprio partito, credo che sarà bravo a muoversi in questi mesi.
Marco Vantin, candidato dei 5 Stelle l’ho intravisto al consiglio comunale. Mi trasmette praticità e i temi del movimento sono senza dubbio corretti. Il problema è che un conto sono le idee, un conto sono le leggi di cui non si può tenere conto quando si amministra.
Di Valter Orsi si dice che non ha amministrato male ed è vero, sebbene qualche ombra l’abbia lasciata come nel caso de La Casa. Avrei voluto ascoltare delle idee a medio-lungo termine per capire qual è la visione di Schio tra 5 anni.
Natalia Bandiera