Luca Zaia risponde così a Stefano Fracasso: “Il capogruppo del Pd sostiene che nel 2012, per il finanziamento a sostegno del progetto di maggiore autonomia allora presentato a seguito del lavoro di una specifica commissione, furono richiesti soltanto 5,4 miliardi di risorse aggiuntive, mentre oggi, sempre secondo Fracasso, a fronte di una proposta analoga, verrebbero chiesti i 9/10 delle principali imposte statali riscosse nella Regione, quindi una cifra di diversi miliardi in più”.
“Il Consigliere non ha verosimilmente colto un particolare che riveste un peso enorme nel sistema finanziario di una Regione e non ha approfondito una realtà: a differenza della proposta del 2012, infatti, quella attuale non si limita a chiedere la regionalizzazione di tutta l’istruzione, ma richiede anche e soprattutto la regionalizzazione dell’intera sanità regionale, ovvero della voce più pesante (ne rappresenta circa l’80 per cento) del bilancio regionale – continua il governatore del Veneto – Per dare un’idea delle cifre in campo, basti ricordare che oggi lo Stato finanzia per 113 miliardi il Fondo sanitario nazionale. Quello stesso fondo è stato tagliato, dal 2012, di circa 30 miliardi, attraverso tagli lineari che non distinguono fra Regioni coi bilanci in ordine e Regioni in piano di rientro. La nuova proposta di maggiore autonomia mira, quindi, a proteggere il modello di sanità del Veneto da questo trend penalizzante che ha effetti devastanti sul servizio reso ai cittadini”
“Chiedendo la regionalizzazione dell’intera sanità, la Regione si pone quindi al riparo dalle politiche di taglio lineare, nella stessa posizione protetta che hanno oggi le province autonome di Trento e Bolzano, che siccome la sanità se la pagano loro, sono escluse dal sistema dei tagli – prosegue Zaia – La regionalizzazione dell’intera sanità ha dunque un impatto enorme, dal punto di vista finanziario, sulla proposta del Veneto che giustifica pienamente la richiesta, con cui ci si vuole sedere al tavolo della trattativa, dei 9/10. Tale richiesta da sola (escluse quindi le altre materie ulteriori rispetto al 2012), infatti, può variare da un minimo di circa 6 miliardi fino a arrivare a molto di più, a seconda di come viene quantificata la spesa, ovvero se si internalizzano o meno i tagli draconiani degli ultimi anni che hanno silenziosamente smantellato il sistema di welfare”.
“La richiesta di maggiore autonomia è l’occasione per riportare equità nel sistema, anche considerando che il Veneto confina con due regioni a Statuto speciale. Per quanto attiene alla spesa per pensioni¸ servizi di difesa nazionale, ordine pubblico, giustizia e politica estera, il Capogruppo Pd non ha evidentemente riflettuto su come riesca lo Stato a pagare le pensioni dei residenti nelle province autonome di Trento e Bolzano che hanno un Prodotto interno lordo pro capite più alto di quello del Veneto e trattengono i 9/10 di tutte le imposte, e non soltanto delle principali – conclude Luca Zaia – I Veneti ogni anno non versano infatti soltanto Irpef, Ires e Iva, ma anche imposte di registro, ipotecarie, catastali e altre, che il disegno di legge attualmente all’esame del Consiglio regionale lascia all’Erario, a differenza di Trento e Bolzano che le incamerano tutte”.
di Redazione AltovicentinOnline