E’ passata un po’ in secondo piano la questione dei richiedenti asilo ospiti a Tonezza del Cimone e dopo il tam tam mediatico dell’anno scorso, dei profughi che vivono nel piccolo paese di montagna non si è quasi più sentito parlare.
A riportarli sotto gli occhi dei riflettori è il Comitato Prima Noi, che ha ricordato al sindaco le oltre seicento firme raccolte all’epoca per chiedere l’allontanamento dei profughi. Un numero eccessivo, quasi 100, infatti alloggiavano in un paese che conta 536 abitanti.
Con un’istanza presentata al sindaco Diego Dalla Via, i portavoce Alex Cioni e Luciano Dellai chiedono risposte a domande precise in merito a quanti richiedenti asilo si trovino attualmente nel comune di Tonezza e se, l’amministrazione comunale, abbia sottoscritto la partecipazione al progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), che prevede un numero massimo di profughi in base al numero degli abitanti.
Durante un’assemblea pubblica, il sindaco aveva garantito che dalla prefettura c’era stato l’impegno, quanto meno, di ridimensionare il numero degli ospiti nel centro di accoglienza sito all’ex albergo Belvedere – spiegano da Prima Noi nell’istanza – Chiediamo quindi quanti richiedenti asilo ci sono oggi a Tonezza e se il numero dei richiedenti asilo ospiti all’ex albergo Belvedere sono veramente diminuiti in questo ultimo anno. Nel caso il numero degli ospiti non siano diminuiti, sarebbe utile sapere se e cosa lei ha prodotto in questi mesi per spingere i funzionari della prefettura ed il prefetto stesso a mantenere l’impegno preso con la cittadinanza di Tonezza – hanno sottolineato rivolgendosi a Diego Dalla Via – Chiediamo se e per quanto tempo rimarrà operativo il Belvedere come centro di accoglienza e se sono previste altre strutture per il medesimo scopo e vorremmo anche sapere se il Comune di Tonezza del Cimone aderisce o aderirà alla rete del progetto Sprar. Nel caso Tonessa avesse aderito allo Sprar – hanno concluso dal comitato – chiediamo se l’amministrazione comunale è a conoscenza che la rete Sprar dovrebbe essere propedeutica alla seconda accoglienza per i rifugiati. I minorenni o i titolari di permesso umanitario al fine di aiutarli ad essere inseriti in un percorso formativo e lavorativo, non quindi per offrire accoglienza a coloro che provengono dalla rotta libica in quanto migranti economici”.