Non è solo il ‘re’ indiscusso del make-up, ma è anche un montanaro doc, di quelli che alla sua terra ci tiene. Soprattutto, è uno che ha conosciuto il mondo grazie ai suoi successi professionali e dopo essersi costruito una cultura a livello internazionale, ora è in grado di suggerire ai suoi conterranei di Enego “Puntate sulla storia e la cultura, proponete cose che innalzino l’uomo”.
Diego Dalla Palma, definito dal New York Times ‘Il profeta del make up made in Italy’, ha dato ieri quel ‘tocco in più’ all’inaugurazione del Forte Lisser, nella sua Enego, comune dell’Altopiano dove è nato e ha vissuto fino a quando si è trasferito a Milano, città dove ha trasformato il suo nome in un marchio internazionale.
Sempre presente a Enego, Dalla Palma non si risparmia per promuovere le bellezze e la storia della sua terra e la sua presenza per il taglio del nastro del ‘Leone dell’Altopiano’ (come viene definito il forte) ha dato al maestoso edificio una connotazione terrena. Con gli occhi gonfi di lacrime e la voce spezzata dalla commozione, Diego Dalla Palma ha preso il microfono, trascinando i presenti nel profondo del suo cuore. “Quando ero ragazzo venivo al Forte Lisser da solo. La solitudine ha caratterizzato la mia infanzia e la mia gioventù. Portavo con me una radiolina che mi aveva regalato mia zia Antonietta e ascoltavo musica leggera immerso nell’atmosfera del Forte, circondato da storia e natura. Questo è un posto straordinario, io ho avuto la fortuna di passarci il tempo della mia formazione. Ho vissuto qui la stagione della mia vita che ha forgiato la mia persona e ora non ho più paura di nulla”.
E dopo aver recuperato la voce travolta dalle lacrime, Dalla Palma ha ripercorso il tempo passato a camminare tra le sue montagne, cariche di storia e di morte, fronte di guerra e paesaggio di infinita bellezza.
“Quando cammino in questi luoghi pervasi di storia, dove hanno perso la vita migliaia di giovani, non riesco a parlare. Abbasso la testa e rimango in silenzio per rispetto. Questi sono luoghi nei quali impariamo la storia e poi ci accorgiamo che, purtroppo, è già tempo di andarcene. Sono questi i luoghi nei quali l’essere umano si avvicina al cielo. Sindaci, amministratori – ha concluso – non imbarbarite il Forte e i luoghi sacri con sagre di paese, ma utilizzate la cultura per promuoverli. Associatevi con compagnie teatrali e culturali per organizzare eventi. Promuovete la cultura, unica in grado di innalzare l’uomo”.
Anna Bianchini