Ha segnato per sempre la storia scledense e dopo 72 anni non smette ancora di far parlare di sé e di dividere la città in fazioni opposte.
L’Eccidio di Schio, l’Eccidio per eccellenza con la ‘E’ maiuscola, l’uccisione senza processo di 54 civili nelle carceri di Schio (ora biblioteca civica) nella notte tra il 6 ed il 7 luglio 1945 per mano di un commando di partigiani, nonostante gli sforzi delle amministrazioni che si sono succedute in questi anni non ha forse ancora trovato la ‘pacificazione’ tanto agognata da vittime e carnefici. Ad aver gettato benzina sul fuoco l’ancora recente ‘caso Teppa’, il partigiano Valentino Bortoloso condannato tra gli autori del massacro ma insignito della medaglia al valore partigiano nell’aprile 2016.
Duecento poliziotti hanno presieduto ieri piazza Alessandro Rossi nel timore, tra gli altri, di qualche scontro tra i manifestanti del centro sociale Arcadia e gli associati del ‘Comitato 7 luglio’ guidati dall’attivista di destra Alex Cioni, che ogni anno deposita una corona di fiori davanti al portone di via Baratto. Lo stesso sindaco di Schio Valter Orsi è stato duramente contestato dai manifestanti dei centri sociali che hanno gridato a più riprese insulti contro il primo cittadino, dopo la conclusione della cerimonia religiosa che si è svolta alle 19 nel Duomo di Schio, a commemorazione delle vittime della strage, celebrata per la prima volta dal vescovo Beniamino Pizziol.
La messa è stata presieduta da numerosi amministrazioni locali, dalle associazioni partigiane locali (Anpi e Avl) e dal comitato dei ‘Familiari vittime dell’Eccidio di Schio’, e quest’anno anche da tutti i presenti del ‘Comitato 7 luglio’, che lo scorso anno invece avevano preferito rimanere fuori in piazza.
‘Noi abbiamo voluto – ha detto a conclusione della cerimonia Alex Cioni – mantenere volutamente un basso profilo, per evitare le polemiche inutili. Ma vedendo le contestazioni che ci sono state in piazza, non so quanto sia veramente desiderata questa pacificazione… ricordo infatti che le stesse associazioni partigiane ci hanno definiti nei comunicati stampa ufficiali ‘neofascisti organizzati’. Noi abbiamo evitato qualsiasi provocazione, perché non eravamo lì per creare disordini ma solo per ricordare le vittime della strage depositando un mazzo di fiori, e per chiedere al sindaco di deporre una lapide in via Baratto che ricordi una volta per tutte chi sono gli esecutori materiali della strage’.
‘Non mi addentro nelle contestazioni della piazza nei miei confronti – ha commentato invece il sindaco Valter Orsi dopo la conclusione della messa – e non mi interessa nemmeno il perché mi sono state fatte. In realtà non ne ho capito lo spirito, e soprattutto trovo che siano solo parte di una inutile strumentalizzazione politica. La cerimonia è una commemorazione religiosa per le vittime della strage, mentre a noi interessa proseguire col tema della concordia civica, e trovo che sia assurdo sprecare ben 200 militari della forze dell’ordine, che starebbero bene da un’altra parte, a risolvere i veri problemi dei cittadini’.
Marta Boriero