In un battito di ciglia, la polemica scaturita dalla nascita della nuova moschea a Thiene è arrivata fino a Schio.
E questa volta è Alex Cioni, portavoce e leader del comitato Prima Noi, a prendere posizione e a lamentare il mancato coinvolgimento dei cittadini in una questione così delicata.
“L’Italia non sia terra dell’Islam – ha commentato Cioni, che ha poi fatto una riflessione.
“Lo stato e le istituzioni pubbliche devono mantenere un profilo laico – ha spiegato – personalmente non sono mai stato islamofobo, perchè considero i mussulmani un mondo composito nel quale convivono svariati approcci alla sfera religiosa. La storia stessa dell’Islam è una storia complessa e contraddittoria non meno di quella cristiana, però è innegabile che le forme di integralismo islamista che stiamo conoscendo in questi anni in tutta Europa, siano oggettivamente un pericolo per la nostra sicurezza, così come rappresenta un problema non secondario quella maggioranza silenziosa di mussulmani che non è contigua alle bande jihadiste, ma è chiusa nelle loro comunità tenendo un approccio spesso distinto e distante, se non ostile, verso le comunità autoctone che li ospitano. La domanda è: può esistere il multiculturalismo senza che i cittadini autoctoni siano travolti da persone che appartengono a una visione identitaria, culturale e religiosa tanto radicata quanto così lontana da noi? Fermo restando che il nostro modello culturale è stato messo in crisi prima dall’influenza occidentalista proveniente da oltre oceano che dall’islamismo, possiamo permetterci di lasciare che queste comunità si facciano sempre più largo occupando spazi che tra qualche anno scardineranno in modo irreparabile un equilibrio già ora precario tra noi e loro?”
Secondo Cioni, in tutto il vicentino, le moschee, camuffate da centri culturali, sono cresciute come i funghi. “Spesso con il tacito consenso di quelle amministrazioni comunali che hanno la stessa visione dogmatica favorevole all’accoglienza dei flussi di immigrati che da anni tiene in ostaggio la politica italiana e le amministrazioni comunali – ha spiegato il portavoce di Prima Noi – La nuova moschea in costruzione a Thiene segue la medesima logica: si lascia fare, non si coinvolgono i cittadini per timore che qualcuno la trasformi in una questione di scontro politico. Ma se non si dibatte politicamente, anche aspramente, su un tema di questo tipo su cosa dovremmo discutere? Su cosa ci dovremmo incazzare? Per quanto mi riguarda, l’Italia e l’Europa non possono divenire la terra dell’Islam e per i suoi retaggi religiosi che inevitabilmente cambieranno, come stanno già cambiando, anche dal punto di vista estetico, oltre che nei costumi, le nostre città, i suoi sobborghi, i suoi quartieri periferici come i centri storici che rappresentano ancora un concentrato di storia millenaria che non può mutare per soddisfare le visioni ideologiche di un mondo a colori sostenuto da quei soggetti che parlano di fratellanza e integrazione, ma vivono nei quartiere più ricchi delle nostre città. Una realtà che poi non sarebbe così a colori, ma che diverrebbe un triste e grigio monocolore; vale a dire un meticciato culturale in linea con quel pensiero globalista che sta impoverendo materialmente e spiritualmente intere popolazioni del pianeta, tra cui noi.
Indubbiamente – ha concluso Cioni – l’amministrazione comunale thienese uscente ha fatto male a non coinvolgere i cittadini nella costruzione di questa nuova struttura che solamente dal punto di vista architettonico rappresenterà uno dei centri di preghiera per mussulmani tra i più grandi e frequentati del nord est”.
A.B.