L’abolizione dei voucher costa al Veneto 10mila posti di lavoro nel settore agricolo.

I numeri, per nulla rassicuranti, sono stati divulgati da Coldiretti Vicenza in occasione del Vinitaly, con Martino Cerantola e Roberto Palù, rispettivamente presidente e direttore, che hanno fornito i dati di impiego nel settore dal 2008 a oggi.

“Con l’abolizione dei voucher sono scomparsi 10mila posti di lavoro in Veneto – hanno spiegato – Proprio quando le aziende avevano iniziato a fare uso di questo strumento di pagamento, il governo ha deciso di mettere uno stop e nel settore agricolo le ricadute sono molto pesanti. In agricoltura, ma non solo, i buoni lavoro erano una soluzione semplice e fruibile evitando la burocrazia prevista per molte forme contrattuali, attraverso i quali veniva regolarizzato il lavoro”.

Cerantola e Palù hanno quindi sottolineato la dinamicità dimostrata dal settore agroalimentare veneto, focalizzando i dati proprio nell’ambito della produzione vinicola.

“La prima volta per i voucher è stata la vendemmia 2008 e si è trattato di un successo – hanno ricordato Cerantola e Palù – Con poco più di 535mila voucher venduti a livello nazionale, 27.400 persone sono state impiegate durante l’anno nelle vigne. Nel 2009 Il sistema di pagamento è stato esteso all’insieme delle attività stagionali agricole, ma quello della vendemmia è rimasto l’impiego predominante assorbendone in media circa la metà, secondo le stime della Coldiretti. Nel corso degli anni successivi l’agricoltura è stata l’unico settore rimasto praticamente incatenato all’originaria disciplina sperimentale con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito), che gli altri settori non hanno mai più conosciuto fino alla sua abrogazione. Non è un caso che il numero di voucher impiegati in agricoltura sia praticamente rimasto stabile dal 2011. Dopo una rapida crescita inziale nel tempo si è verificata una sostanziale stabilizzazione dei voucher venduti, ma anche un aumento del numero di voucher per persona che nell’arco dei dieci anni è praticamente raddoppiato per i lavoratori impegnati nella vendemmia. Fin da subito – hanno continuato – la regione che si è contraddistinta per l’impiego del voucher in agricoltura è stato il Veneto, non a caso una regione a particolare vocazione vitivinicola, dove si stima che nelle operazioni di vendemmia non sia stato utilizzato per meno di 400mila buoni nell’ultimo anno. A livello nazionale, Coldiretti stima che nell’ultimo anno siano stati impiegati circa 1,3 milioni di voucher solo per la vendemmia per un totale di 25mila persone, un numero stabile nel corso degli ultimi 5 anni. Va individuata un’alternativa perché, con l’abrogazione dei voucher, il sistema agricolo è stato doppiamente penalizzato in quanto, se da una parte non si riscontravano nel settore indizi di abnorme e fraudolento utilizzo da dover correggere, dall’altra certamente l’intero percorso di emersione intrapreso dal 2008 ad oggi rischia, in assenza di interventi adeguati, di andare perduto – hanno concluso Cerantola e Palù – pertanto a fronte dell’abrogazione dei voucher diviene indispensabile, per evitare un arretramento che danneggerebbe sia imprese che lavoratori, costruire ex-novo uno strumento che possa rispondere alle stesse esigenze delle imprese e dei lavoratori. Strumento che, al pari del voucher, semplifichi la burocrazia per l’impresa, sia agile e flessibile rispondendo ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito per giovani, pensionati e cassa integrati in quadro compiuto di garanzie soprattutto assicurative”.

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