Mercoledì mattina a Roma si decideranno le sorti giudiziarie di Lucio Chiavegato, leader assoluto dei movimenti indipendentisti veneti che ha un copioso seguito anche nell’Alto Vicentino. Decine e decine i fedelissimi che seguono persino i suoi procedimenti giudiziari in trasferta.
Mercoledì, salvo problemi con lo sciopero nazionale, è infatti prevista l’udienza preliminare nella quale il giudice dovrà decidere se rinviare a giudizio o meno Chiavegato. Nei giorni scorsi, per Chiavegato era stato chiesto il processo per le ipotesi di reato di diffamazione e violazione di un articolo della legge Mammì sul sistema radiotelevisivo.
I fatti risalgono al 3 giugno 2013 quando Chiavegato, ospite nella nota trasmissione Quinta Colonna condotta da Paolo Del Debbio sbraitò contro Equitalia, accusandola di aver emesso delle cartelle esattoriali che avrebbero portato diversi imprenditori a suicidarsi. Da qui, la reazione di Equitalia che lo aveva denunciato per diffamazione.
Chiavegato non è nuovo a problemi giudiziari di questo genere, che però, non lo hanno mai fatto tirare indietro nelle sue battaglie indipendentiste. Come si ricorderà, l’imprenditore Veneto finì anche in prigione nell’ambito dell’inchiesta che portò all’arresto di 35 veneti per la questione del tanko. Fra loro giovani mamme papà e nonne.
Vennero accusati di terrorismo. La loro colpa era quella di festeggiare la festa di San Marco, patrono del Veneto, costruendo, per la sfilata, un tanko con una ruspa. Il riferimento era agli altri patrioti veneti, quelli del 1996, che salirono sul campanile di San Marco per testimoniare l’ingiustizia subita dalla Serenissima Repubblica Veneta. La sua annessione forzata allo stato italiano.
N.B.