Che qualcosa non abbia funzionato all’interno dell’ospedale Alto Vicentino nella notte tra giovedì e venerdì, quando a causa forse di una sigaretta è divampato un incendio in psichiatria, costato la vita ad un degente che ha fatto una fine davvero orribile, è lampante.
E se vacilla la speranza che sia l’inchiesta regionale a fare luce sul gravissimo episodio, la speranza è quella che la magistratura ordinaria faccia chiarezza su un fatto di cronaca che dovrebbe suscitare sdegno e ribellione, sentimenti sempre più riservati ai soliti temi populistici.
Le domande a cui gli inquirenti della procura di Vicenza dovranno dare una risposta sono tante: come è possibile che un degente con evidenti problemi mentali potesse fumare dentro la propria stanza? Come è possibile che una sigaretta possa generare un incendio di così vaste proporzioni tanto da causare ‘inagibilità di un intero reparto e costringere all’evacuazione anche quello sovrastante? Anche un bambino di 6 anni trarrebbe la conclusione che le tempistiche di intervento non siano state quelle che avrebbero potuto salvare la vita al 63enne scledense ricoverato in un ospedale dove avrebbe dovuto essere protetto.
Se pur da una prima ricostruzione dei fatti l’incendio sarebbe stato scoperto da alcuni dipendenti dell’ospedale che avrebbero visto del fumo fuoriuscire dalla stanza del paziente.
Quando i primi soccorritori sono entrati nella stanza, il fumo era così denso che non si vedeva nemmeno la sagoma della vittima distesa sul letto e intossicata dal fumo.
Inutile il tentativo di rianimarla, per l’uomo non c’era già più niente da fare. Una morte atroce che forse non colpisce l’opinione pubblica perché E.C. era uno di quelli considerati gli ‘ultimi’ della società. Un uomo diventato invisibile per il suo stile di vita da barbone, di quelli che ti passano accanto ogni giorno e nemmeno te ne accorgi.
Una vittima di un fatto grave avvenuto in un posto dove chiunque dovrebbe sentirsi al sicuro e che ora merita giustizia.
“Ho sempre avuto dubbi sulla struttura dell’ospedale e ora i fatti mi hanno dato ragione – ha commentato Luc Thibault, rappresentante del sindacato autonomo di base – Nel 2012 avevo presentato un esposto alla Procura e al Presidente della repubblica, nel quale chiedevo se l’ospedale era agibile ed erano stati effettuati i collaudi antincendio. Non ho mai ricevuto risposta e ora voglio sentire che cos’hanno da dire. Inoltre, del materiale che è definito ignifugo ha preso fuoco, come è possibile? Ma sono anche altre le risposte che aspettiamo. Ad esempio, i pannelli solari definiti di ultima generazione erano stati subito tolti quando il direttore generale era Ermanno Angonese – ha concluso Thibault – Non sono più stati rimessi e sarebbe curioso capire il perché”.