E’ un Natale da record quello di Valli del Pasubio, che nel weekend natalizio, grazie al nuovo ponte a corde, ha potuto contare su circa tremila visitatori.
Un numero che colpisce e che sta trasformando il Gruppo del Pasubio e del Carega, di solito destinati a pochi escursionisti appassionati di storia e silenzio, una meta per il turismo di massa.
I conti del turismo natalizio li ha fatti Tarcisio Bellò, scrittore e alpinista che vanta varie imprese sugli ottomila del mondo, Everest e K2 inclusi. Un vicentino che di montagna ne capisce insomma e che considera i gruppi del Pasubio e del Carega una seconda casa e che nel weekend di Natale e Santo Stefano ha contato le auto parcheggiate, ha fatto le dovute proporzioni e tratto una conclusione: “Imprenditori e banche dovrebbero investire sulla montagna”.
“Tremila escursionisti per il ponte tibetano, nel periodo natalizio, sulla Strada del Re sopra Valli del Pasubio – ha sottolineato Bellò – Agli amanti della montagna silenziosa la cosa non farà molto piacere, ma gli spazi appartati e tranquilli, comunque, nelle Piccole Dolomiti non mancano. Va preso atto che si tratta di un fenomeno duraturo e interessante, frutto di un ‘piccolo investimento’ che ha reso molto attrattiva l’area creando un indotto economico con numeri da capogiro. Se ogni persona ha speso 5 euro parliamo di 15mila euro incassati in un solo giorno dai vari rifugi della zona”.
Un ‘boom’ insomma, che in pochi si aspettavano. Perché chi ha voluto puntare sul ponte a corde, investendo 300mila euro visto che la strada ‘normale’ sarebbe costata moltissimo di più, ci ha visto giusto. Era quello che voleva il sindaco Armando Cunegato, desideroso di recuperare le ‘vecchie’ abitudini turistiche, quando a Valli, come a Tonezza del Cimone, a Posina o in altre località montane dell’Alto Vicentino, i turisti popolavano hotel e strade come api in un alveare, creando quell’indotto economico che si traduce in soldi ai commercianti, servizi, trasporti e qualità di vita.
“Il successo credo sia determinato dalla buona accessibilità stradale e dalla facile percorribilità dell’itinerario anche da parte di escursionisti senza allenamento – ha spiegato Bellò – Strada in asfalto e a tratti ‘bianca’, con possibilità alternative di scendere sul versante opposto per sentieri facili e intuibili di malga Boffetal. Tempo di camminata di 3-4 ore al massimo, per un percorso a portata di tutti e con la prospettiva sempre allettante di poter fare una pausa al rifugio”.
L’inizio di un nuovo trend, che potrebbe in breve tempo far tornare a splendere hotel, negozi ed esercizi pubblici. Secondo Bellò, quello di Valli potrebbe essere un esempio di investimento turistico a cui ispirarsi quando si parla di ‘rilancio’.
“Questo successo turistico è riproducibile in altre zone – ha spiegato il noto scrittore-alpinista – Il Trentino insegna, grazie alle molte vie attrezzate e attrazioni varie (Rio Novella, percorso di San Romedio, Ferrata dell’Aquila e molte altre) che hanno un grandissimo richiamo e ne fanno la prima regione turistica italiana. Se anche venisse investito un decimo delle risorse del Trentino Alto Adige si potrebbero raggiungere dei risultati davvero importanti per il nostro territorio come indotto economico. Sarebbe importante valorizzare manufatti già esistenti, ma anche realizzare strutture particolari di alto pregio architettonico e limitato impatto ambientale che potrebbero rappresentare un forte richiamo ai potenziali interessati. Naturalmente – ha continuato – essendo le nostre montagne le più vicine a numerose aree densamente abitate, le nostre città sarebbero le prime a beneficiarne.
Penso alla funivia del Monte Bianco, opera di altissimo pregio architettonico e strutturale, necessaria in quanto andava a sostituire la vecchia funivia che doveva essere chiusa, ma realizzata in modo certamente interessante. Penso al mantenimento dei treni a cremagliera in Svizzera. Tutte realtà che associate al mantenimento di una rete di percorsi con differenti caratteristiche e motivi d’interesse possono avere un richiamo regionale-nazionale o addirittura internazionale. Se banche e imprenditori capiscono questo – ha concluso Tarcisio Bellò – potrebbero dare valore aggiunto al territorio e aiutare le realtà locali a sviluppare un’economia, creando risorse che rimarranno nell’Alto Vicentino, producendo a loro volta ricchezza”.
Anna Bianchini