Iraq, 12 novembre 2003: esplode un camion-bomba.
Alle 10.40 ora locale, le 8.40 in Italia, un attentato fa saltare in aria un ‘camion-bomba’ davanti la base ‘Multinational Specialized Unit’ italiana dei Carabinieri. La deflagrazione provoca, con un effetto domino, l’esplosione del deposito munizioni e la morte di 28 persone. Sono 19 le vittime italiane: 12 carabinieri, 5 militari dell’esercito e 2 civili.
Italia, 12 novembre 2016, tutto, o quasi, tace. Ci si aspettava che le maggiori testate nazionali avessero in apertura di pagina, o comunque in pagina, l’anniversario, il tredicesimo, della strage di Nassiriya, invece no. Invece si da’ spazio ad altro che non ai 19 italiani morti in una missione di pace. Nessun nome, neanche un accenno a chi ha perso la vita per dovere.
Il 12 novembre 2003 erano esattamente 2 anni, 2 mesi e 1 giorno dopo l’attentato alle Torri Gemelle (11 settembre 2001), che diede origine al terrore che il mondo arbo, da allora, ha distribuito equamente nel mondo occidentale. Quel giorno un’autocisterna blu irruppe nella Base Maestrale di Nassiriya, una delle due sedi dell’Operazione Antica Babilonia (la missione di pace italiana in Iraq, avviata qualche mese prima con la partecipazione di tremila uomini, 400 dei quali appartenenti all’Arma dei Carabinieri). L’autocisterna esplose all’interno della base. Crollò gran parte dell’edificio principale, mentre fu gravemente danneggiata una seconda palazzina dove aveva sede il comando. I vetri delle finestre del complesso andarono in frantumi. Nel cortile davanti alla palazzina molti mezzi militari presero fuoco. In fiamme anche il deposito delle munizioni. Il bilancio fu devastante: oltre i 28 morti, oltre la popolazione intera atterrita, il mondo riprese a tremare, dopo 2 anni, 2 mesi e 1 giorno. Soprattutto l’Italia, con i suoi 19 morti.
Quel giorno avemmo anche noi il nostro 11 settembre. Il giorno successivo il ministro della Difesa Antonio Martino raggiunse Nassiyria e disse: “Quel cratere è il nostro Ground Zero”. Anche il nostro paese – come avvenne a New York, dopo l’attacco alle Torri Gemelle, dove furono vendute oltre centomila bandiere a stelle e strisce e mostrò orgoglio nazionale – sentì forte l’appartenenza a quella strage, sentì impellente il bisogno di stringersi alle famiglie dei caduti italiani.
Il nostro popolo ‘avvolse’ i parenti delle vittime. Forte fu il tributo della folla davanti al Vittoriano, dove la gente si accalcava, rimanendovi anche sino a notte fonda, aumentando numericamente al mattino dopo. E ancora, il silenzio degli italiani al passaggio del corteo funebre verso la basilica di San Paolo fuori le Mura, i camion con i feretri, scortati dai Corazzieri a cavallo, a passo d’uomo.
I giornali per giorni ebbero cura di raccontare, passo dopo passo, l’Italia del dolore. Tredici anni dopo, solo qualche testata ricorda quella strage. 13 anni dopo quel dolore riguarda soltanto 19 famiglie italiane.
E allora proviamo a dire GRAZIE a:
ORAZIO MAJORANA
DOMENICO INTRAVAIA
PIETRO PETRUCCI
GIUSEPPE COLETTA
GIOVANNI CAVALLARO
ALFIO RAGAZZI
IVAN GHITTI
DANIELE GHIONE
ENZO FREGOSI
ALFONSO TRINCONE
MASSIMILIANO BRUNO
ANDREA FILIPPA
FILIPPO MERLINO
MASSIMO FICUCIELLO
SILVIO OLLA
EMANUELE FERRARO
ALESSANDRO CARRISI
STEFANO ROLLA
MARCO BECI
Patrizia Vita