Niente Santa Messa il 4 novembre a Malo in occasione della celebrazione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, per far partecipare le scuole con tutti gli alunni, anche quelli di religione non cattolica.
Una ‘semplificazione’ che ha squarciato l’opinione pubblica, che a suon di “dobbiamo far rispettare la nostra cultura e le nostre tradizioni e non cedere agli islamici” sta scatenando un putiferio attorno all’amministrazione comunale che, d’accordo con le associazioni d’arma, ha deciso di cancellare la celebrazione liturgica per fare spazio ai giovani.
“In realtà siamo scesi a malincuore a questo compromesso – ha spiegato Roberto Sette, assessore alla Cultura nel comune di Malo – E’ la prima volta che la messa viene cancellata, ma è solo un esperimento. Abbiamo fatto alcune valutazioni: da un lato volevamo celebrare la liturgia e al tempo stesso volevamo far venire alla celebrazione le scuole con gli studenti”.
Impresa praticamente impossibile, visto che la legge nazionale, che ha come riferimento la laicità dello stato italiano, vieta la programmazione di atti di culto in orario scolastico. “La normativa in vigore non consente che nelle scuole pubbliche statali vengano effettuate visite pastorali, preghiere, messe e benedizioni – recita la legge – La programmazione di atti di culto è consentita solo al di fuori dell’orario delle lezioni, come è chiaramente verificabile nelle leggi e nelle sentenze d.lgs. 16 aprile 1994, n.297, 11 agosto 1984, n.449, (…). La Corte Costituzionale – continua la legislatura in un altro passaggio – con la sentenza n.203/1989, dopo aver affermato che i principi supremi dell’ordinamento costituzionale hanno una valenza superiore rispetto alle altre norme o leggi, ha stabilito che la laicità dello Stato è un principio supremo che definisce la forma di Stato e che vanno sempre salvaguardati i principi di libertà religiosa, in un regime di pluralismo confessionale e culturale (cfr. le sentenze n.259/1990, n.195/1993, n.329/1997 della Corte Costituzionale) …”.
Dispiaciuto che la decisione sia stata interpretata come una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini italiani, Roberto Sette ha spiegato: “Io sono cattolico praticante e a Malo lo sanno tutti. Dico questo solo per mettermi in prima posizione quando dico che dietro questa decisione non c’è nessuna intenzione di discriminare i cattolici favorendo le altre religioni. Il problema è che ci eravamo accorti che alle celebrazioni storiche non partecipavano più le scuole, non per scelta dei docenti, ma per imposizione della legge, che non prevede celebrazioni religiose in orario scolastico, visto che l’Italia è uno stato laico”.
Per questo a Malo, l’amministrazione del sindaco Paola Lain ha deciso di scendere a un compromesso, mettendo in primo piano la storia a discapito della religione. “Far partecipare i giovani a queste celebrazioni significa insegnare loro i valori, come quello della pace, per i quali i nostri avi hanno combattuto”, ha sottolineato Roberto Sette.
Dello stesso avviso anche Irene Salata, assessore all’Istruzione, che ha commentato: “Il nostro intento non era quello di rispettare gli stranieri o le altre religioni, ma era quello di tramandare agli studenti la nostra storia, un po’ della nostra cultura. La nostra memoria interessa soprattutto a noi”.
L’amministrazione comunale, per non escludere del tutto la religione dall’evento, aveva chiesto a Don Giuseppe Tassoni di partecipare per benedire le corone da posizionare sui 3 Monumenti ai Caduti. Ma Don Tassoni ha preferito declinare l’invito. L’appuntamento è a San Bernardino. Le scuole marceranno in corteo fino al Monumento dei Caduti. Le corone saranno poi esposte sui 3 Monumenti ai Caduti, uno in centro e due nelle frazioni. Il sindaco Paola Lain terrà la commemorazione in presenza anche delle associazioni d’arma e da lì ci si trasferirà nella sede degli Alpini, dove c’è il museo della grande Guerra.
Il 4 novembre di Malo quest’anno sarà diverso, ma non è detto che da ora in poi sarà sempre così.
“Ci siamo trovati davanti ad uno scoglio più grande di noi – ha concluso Roberto Sette – Se insistevamo con la religione non avremmo insegnato i valori civici ai ragazzi. Abbiamo fatto un sacrificio per insegnare loro la storia e il valore della pace. Se questo esperimento non funziona, saremo ben contenti di valutare altre soluzioni”.
Anna Bianchini