Emergenza bullismo : ‘Occorre denunciare, stare attenti ai figli e fare un percorso culturale che educhi i ragazzi. Perché capiscano che ci sono delle regole da rispettare e che non si può fare quello che si vuole. Internet in questo senso, è un cattivo esempio’.
Sono le parole del comandante Giovanni Scarpellini, che da anni si batte sul fronte bullismo, concentrando l’attenzione soprattutto nelle scuole, dove si registrano casi che in questi anni, hanno ottenuto gli onori della cronaca, ma che non sono serviti ancora ad arginare un fenomeno preoccupante. Compagni che rubano la merenda, armadietti fatti aprire con la testa del malcapitato di turno, sorteggiato sotto gli occhi dei coetanei che sghignazzano per il terrore dello studente che deve sottoporsi al ‘rito’. E ancora, pretesa di danaro e atti di pestaggio, che spesso non hanno un colpevole perchè la vittima non ha la forza nemmeno di denunciare. O ha troppa paura di ripercussioni.
Ma l’escalation di episodi di violenza, di soprusi, di quelli che vengono definiti atti di prepotenza sono spesso ambientati sulla strada e a farne le spese sono ragazzi poco più che bambini, forse troppo educati per fronteggiare quelle aggressioni che poi, fanno fatica a raccontare a casa. Per una questione di pudore, di vergogna nel descrivere quello che si è subito da parte di quel bullo, che circondato dal ‘branco’ appare come il più forte.
‘Il ruolo dei genitori è fondamentale – spiega Giovanni Scarpellini, molte storie portate alla luce e culminate con la denuncia del violento di turno, le abbiamo scoperte grazie a genitori attenti che si sono accorti del cambiamento del figlio, che mangiava meno, parlava poco, era spesso assorto in pensieri che sembravano disturbarlo. Sonno non tranquillo, addirittura incubi. Tutti segnali che madri e padri non devono mai sottovalutare perchè essere vittime di bullismo fa male, molto male’.
In questi giorni, sui social network vengono riportati fatti inquietanti. Bande di adolescenti, che girano come delinquenti incalliti, che chiedono sigarette, denaro e che prendono di mira le persone per strada, sbeffeggiandole, denigrandole, offendendole e soprattutto, terrorizzandole. E guai a reagire. ‘Purtroppo, non abbiamo denunce perché c’è ancora una sorta di omertà che va scalfita se si vuole dare un contributo ad una problematica seria, che va affrontata con la collaborazione di tutti: dalle vittime, ai genitori, alla scuola, alla società tutta. Oggi questi ragazzi, che anche quando vengono acciuffati e denunciati, poi ritornano in libertà perché minorenni, pensano di poter fare ciò che vogliono. Non hanno timore di nulla ed il primo esempio sbagliato lo stanno dando i social network, dove tutti possono scrivere tutto in assenza di regole. Ecco che i ragazzi portano fuori quel tipo di atteggiamento, che da virtuale si trasforma in reale. Pensano che la vita sia come facebook, dove c’è la bolgia, dove tutti possono fare tutto’.
Natalia Bandiera
Bullismo. Scarpellini: ‘Ruolo genitori fondamentale. I social sono un cattivo esempio’
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