Il presidente del gruppo consiliare SiamoVeneto, Antonio Guadagnini, interviene nelle polemiche sull’andamento dei lavori consiliari sul Pdl 23.
“Il regolamento del Consiglio regionale contiene alcune norme che consentono di limitare le manovre ostruzionistiche che abbiano come obiettivo quello di bloccare i lavori in aula – spiega Guadagnini – Le possibilità sono essenzialmente due: la prima è il cosiddetto ‘canguro’ così definito in quanto consente al Presidente del Consiglio di ‘saltare’, per un determinato argomento, da un emendamento all’altro, a sua discrezione, evitando così di discuterli tutti. La seconda, è ‘l’inversione degli emendamenti’, si tratta della possibilità, data sempre al presidente dell’assemblea, di anticipare la votazione di un determinato emendamento, così da far decadere tutti i successivi che trattano lo stesso argomento. Ho sostenuto in aula la necessità di usarli tali strumenti, in quanto dopo quasi quattro mesi di inutili discussioni, che avevano il solo scopo di far saltare la riforma sanitaria, il messaggio che sta passando è che il Consiglio Regionale è un’istituzione inutile, incapace di fare le cose per le quali esiste: in effetti, se un assemblea legislativa non è in grado di fare leggi essa è del tutto inutile” Il presidente di SiamoVeneto continua: “ Sono certo che l’uso degli strumenti anti-ostruzionistici debba avvenire alla luce del sole e ogni volta che sia ritenuto opportuno; certo, preavvisando la minoranza dell’intenzione di usarli, comunicando in anticipo modi e tempi. Perchè? Per due motivi principali: innanzitutto perché si tratta di instaurare una prassi, che ancora non c’è, in quanto il regolamento è nuovo. Una prassi è il contrario di un colpo di mano, si fa senza remore, quando si è sicuri delle proprie ragioni. Essa asseconda proprio lo spirito del nuovo regolamento: a determinate condizioni si può superare il contingentamento dei tempi di discussione; ciò non significa poter procrastinare una votazione sine die. Il secondo motivo per il quale bisogna agire alla luce del sole – prosegue Guadagnini – è che non si tratta di togliere alle opposizioni la possibilità di emendare un articolo, o di conculcare il loro ovvio diritto di discutere e fare proposte alternative. Si tratta di agire quando sia acclarata la natura dilatoria, ostruzionistica e meramente ostativa degli emendamenti presentati. In altre parole, se l’opposizione è in grado di produrre argomentazioni serie le si devono discutere, viceversa, se non è in grado, gli emendamenti presentati possono essere ‘selezionati’. E tutto questo – conclude Guadagnini – perché prima viene il diritto della ‘Istituzione Consiglio’ di preservare la sua credibilità, poi vengono le prerogative della maggioranza o quelle dell’opposizione.