“Il modello sociosanitario veneto continuerà a vivere con l’istituzione dell’Azienda Zero”. Manuela Lanzarin, assessore regionale al Sociale, annuncia con entusiasmo l’intesa che garantisce la rete territoriale dei servizi sociali.

Da quando si era parlato di istituzione di una unica macro azienda sanitaria regionale, con la trasformazione delle Ulss locali (che da 21 saranno 9) in ‘succursali’ che dipendono direttamente da Venezia, era stata paventata la minaccia della ‘sparizione’ dei servizi sociali nei territori. Una possibilità che non era piaciuta ai sindaci, uniti in conferenze per tutelare gli interessi dei vari territori.

Una minaccia smentita ora dalle parole di Manuela Lanzarin: “Il modello sociosanitario veneto è un punto di forza della nostra Regione che non intendiamo affatto cancellare, ma anzi mantenere e rafforzare contestualmente alla riorganizzazione degli ambiti territoriali delle Ulss e dell’istituzione  dell’Azienda Zero”.

L’annuncio arriva dopo l’approvazione da parte dell’assemblea veneta  del nuovo articolo 16 del progetto di legge 23, riformulato ex novo dopo il serrato confronto tra maggioranza e opposizione in materia di programmazione dei servizi sociali.  Con lo sblocco dell’articolo 16 l’aula sta normando gli aspetti di rilevanza sociale nella ridefinizione della governance e delle dimensioni aziendali della sanità veneta.

“La difesa della territorialità dei servizi sociali e dell’integrazione tra sociale e sanità era un impegno che avevo assunto sin dall’inizio del percorso del Pdl 23 – ha spiegato l’assessore regionale – Il lavoro fatto insieme in consiglio in queste settimane ci ha consentito di raggiungere l’obiettivo prefissato, rispettando le richieste espresse dagli amministratori del territorio. Le attuali conferenze dei sindaci, articolate nei bacini territoriali delle attuali Ulss, continueranno a vivere, cambieranno solo nome: diventeranno ‘comitati dei sindaci’, uno per ogni distretto (il bacino delle attuali Ulss) e avranno il compito di elaborare e approvare i  piani di zona, cioè di programmare la dotazione e l’organizzazione dei servizi sociali nel territorio, in collaborazione con l’azienda sanitaria di competenza e i medici di medicina generale”.

Lanzarin spiega inoltre che i distretti, cioè le 21 ex Ulss, avranno ciascuno una ‘unità operativa per il sociale’, che garantirà tutta la gamma dei servizi per infanzia, adolescenza, famiglia, consultori, disabilità, non autosufficienza, e sarà retta da un ‘coordinatore sociale’. I coordinatori sociali dei diversi ‘distretti’ faranno capo alla figura del direttore dei servizi sociali delle future Ulss provinciali.

“La riorganizzazione degli ambiti territoriali delle aziende sanitarie non intaccherà l’autonomia organizzativa dei singoli distretti – ha concluso Manuela Lanzarin – ma aiuterà l’armonizzazione e l’omogeneizzazione tra servizi, prestazioni e costi, favorendo, nel rispetto delle identità e delle esigenze dei singoli territori, i modelli organizzativi più efficaci”.

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