Nicola Rizzato di Thiene si trovava a Tel Aviv mercoledì durante l’attentato. E’ rientrato nella notte, con i suoi colleghi di lavoro e tanti altri italiani che, in fretta e furia, sono stati imbarcati su aerei diretti a casa. Non si trovava al mercato coperto di Sarona quando i due attentatori ventenni hanno scaricato colpi d’arma da fuoco a casaccio tra la folla. Era in auto con dei colleghi di lavoro , sulla strada tra Gerusalemme e Tel Aviv. Tra uomini, ridevano e scherzavano come ‘compagni’ al termine di una giornata di lavoro all’estero. Un momento sereno, quello in cui ti dirigi all’aeroporto per tornare a casa, o sali su un taxi e vai alla ricerca di posti tipici per conoscere qualcosa di più del paese in cui ti trovi. E poi il destino ti coglie di sorpresa.
Rizzato, fortunatamente lei non era sul luogo dell’attentato nel momento degli spari. Come vi site accorti che, molto vicino a voi, si stava scatenando il caos?
Eravamo in auto, tra Gerusalemme e Tel Aviv. Chiacchieravamo tra di noi quando tutti i nostri telefoni cellulari hanno cominciato a suonare. Troppa coincidenza, abbiamo capito subito che c’era qualcosa di strano. Amici e colleghi ci chiedevano dove fossimo e ci hanno spiegato.
Avete avuto paura?
Sinceramente no. Perché intorno a noi non è cambiato nulla. Inizialmente la dinamica dell’attentato non era chiara e gli israeliani, che nel settore sono purtroppo abituati, sono molto cauti nel parlare di terrorismo. Subito si pensava ad un pazzo, poi quando Hamas ha rivendicato l’azione, non ci sono stati più dubbi.
Nel frattempo lei è arrivato a Tel Aviv. Com’era la città? Sotto assedio?
Assolutamente no. A Tel Aviv sembrava non fosse cambiato nulla. Non è esploso il panico e non ci sono stati segnali di confusione. La polizia ha neutralizzato i due attentatori in un attimo e ha invitato i cittadini alla calma. Era tutto sotto controllo. Nessun segnale di panico o tensione ma una perfetta organizzazione. Ci siamo resi conto che lì il livello di allerta e sempre molto alto e quindi non è scattato nessun allarme.
A Parigi e Bruxelles era scoppiato l’infermo. E’ così diverso a Tel Aviv?
Certo. In Israele non è come da noi. In caso di attentato, io avrei molta più paura in una delle nostre città occidentali. Noi non siamo minimamente in grado di gestire situazioni di questo tipo. Non abbiamo preparazione, non abbiamo esperienza. A Tel Aviv si respira un’aria di sicurezza non invasiva. Vedi meno polizia per le strade ma sai che qualcuno sta lavorando con discrezione per garantire la tua incolumità. Le strade sono sempre piene di gente, le comunità dialogano, i cittadini collaborano.
Anche lì però i due attentatori hanno colpito in una zona turistica…
Certo. Il quartiere dove hanno fatto l’attentato è molto frequentato anche da stranieri. E’ pieno di locali e ristoranti ed è un punto di ritrovo per la ‘movida’. Però la prontezza della polizia ha arginato il panico immediatamente.
Israele è un paese notoriamente ‘a rischio’. Lei si sentiva sicuro mentre camminava per la strada?
Sì sì, senza dubbi. Sono convinto che il numero degli attentatori che vengono neutralizzati prima di colpire è immensamente più grande rispetto al numero di attentati che vanno a segno. Anche davanti ad un gesto così improvviso e vile, la città ha reagito con estrema prontezza. Un’ora dopo la casa dove abitava uno dei due attentatori era già stata individuata e perquisita. In Europa ci sono voluti mesi per catturare un ‘moccioso’ in fuga. E i morti erano stati molti di più.
Lei mi sembra una persona estremamente concreta e abituata a viaggiare e quindi ad affrontare imprevisti lontano da casa. Un attentato terroristico però non è una cosa semplice… Che cosa l’ha colpita di più?
Ero sereno perché mi sono reso conto subito che, dinanzi al fenomeno del terrorismo, Israele è un paese allenato. Non sono ‘dilettanti allo sbaraglio’. E’ un paese pronto all’emergenza, reattivo ed estremamente efficace. Cosa che non si può dire di noi. In occidente siamo molto più a rischio. Un’ora dopo il fatto, io entravo in aeroporto: controlli consueti, estrema cortesia dei funzionari di sicurezza, procedure rapide, imbarco regolare. Siamo tornati a casa in moltissime persone stanotte e i due terroristi erano nelle mani delle autorità già da ore.
Anna Bianchini