“Deluso dalla Regione che non ha mai risposto alle lettera di richiesta della nostra amministrazione con le quali chiedevamo che i costi delle  analisi  dei pozzi venissero assunti dal sistema pubblico, mentre ora questi conti li dovranno pagare i privati”  A parlare così il sindaco di Vicenza Achille Variati alla presentazione dell’ordinanza comunale a tutela della salute pubblica che va a sostituire le precedenti del 2013 e del 2014, con la quale scatta l’obbligo di analisi dei pozzi ad uso potabile umano e zootecnico (per abbeverare le bestie degli allevamenti).
Un’assurdità obbligata come rilevata dallo stesso Variati, consapevole che il problema dell’inquinamento delle acque non dipende dai proprietari dei pozzi. Per mitigare e andare in contro ai propri cittadini Variati ha riproposto la convenzione con Acque Vicentine per eseguire le analisi a prezzo di costo, senza il rincaro del guadagno dell’azienda.

E se per alcuni vicentini peserà questo beffa burocratica, magra consolazione l’esenzione ticket (cod. PFAS) per i veneti spalmati tra le province di Vicenza, Padova e Verona identificati a maggiore esposizione tra i 250 mila individuati che a cadenza annuale, in un arco di dieci anni, dovranno sottoporsi  a screening per rilevare queste sostanze maledette che circolano nel loro corpo, classificate come potenziali cancerogene.
A distanza di un mese dalle dichiarazioni della Regione che reclamava il proprio operato invitando a non cascare in inutili allarmismi,  ora conferma la gravità di un’emergenza ambientale di vastità europea. Ora, solo ora, dopo quasi quarantanni di versamento incontrollato delle sostanze perfluoroalchiliche nelle falde, dopo più di tre anni di campagne di allerta disattese condotte dall’Isde, associazione italiana medici per l’ambiente, la Regione ammette una verità che i veneti stanno pagando con la propria salute.

Paola Viero

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