Luca era bello, giovane e amava. Luca amava la vita, perchè a 23 anni puoi solo amarla la vita, con i sui “anche se”, i suoi “nonostante tutto”; Luca amava Marta Gaia. Da 8 anni la amava, e lei amava Luca. Poi sono arrivati Marco e Manuel e hanno pigiato l’interruttore della vita di Luca. E hanno fatto tanto male anche a Marta Gaia.
Luca lo hanno ucciso per noia, per vedere l’effetto che fa. E ora una parte d’Italia invoca per loro la pena di morte. E ora L’Italia tutta aggiunge un altro tassello a un mosaico già composto: quello di uno Stato debole, che non sa frenare in tempo; non sa porre rimedio alla corruzione dell’anima; non sa dare il buon esempio perchè corrotto esso stesso; non sa intervenire con leggi giuste, adeguate al reato. Ma, soprattutto, uno Stato che non sa proteggere il suo popolo.
Luca e Manuel, due assassini spietati, due killer. Strafatti o no, pentiti o no, hanno ucciso. E hanno ucciso non per una tragica fatalità, un “incidente di percorso”. Hanno ucciso con ferocia e premeditazione. Lo dicono gli inquirenti. Lo dicono i fatti raccontati da uno dei protagonisti.
Le difese hanno chiesto le perizie psichiatriche per loro. Bene, c’è da chiedersi quanto fossero fuori di testa due che per impedire alla vittima di urlare le tagliano la gola. C’è “ragionamento”, non follia temporanea, in questo stratagemma. E nel racconto di Manuel c’è tutta la ‘ragionevole’ colpevolezza del delitto. C’è nella lenta tortura – “perché non volevano che Luca morisse subito”-; e poi c’è anche un ‘Poi’ che mostra lucidità: il tentativo di ripulire, dopo, l’ambiente dalle tracce dell’omicidio. I due assassini hanno persino dormito con un cadavere massacrato nella stanza accanto.
Adesso, se tutto questo, potrà, per strane congiunture di perizie e leggi, stabilire che due esseri viventi (non c’è da giudicarli uomini) possano avere agito in stato di seminfermità mentale, sarà solo e soltanto grazie a quello Stato di cui si è già parlato.
Se dobbiamo aver paura di uscire da casa, noi, i nostri genitori, i nostri figli, fratelli, perchè potremmo, potrebbero, essere ‘scelti’ come strumento di svago ed ammazzati per noia; ed ancora, se i nostri connazionali vengono torturati e uccisi in terra straniera, come accaduto a Giulio Regeni, o si consente che l’autopsia sul corpo di uno dei ‘nostri’ ucciso in Libia, avvenga in terra straniera e non sul suolo italiano, o ancora che due nostri militari, i marò, siano a rischio di pena di morte, per tutto questo e tanto, tanto altro ancora, dobbiamo dire grazie a uno Stato debole e sottomesso.
Patrizia Vita