‘Non ce la faccio più. Oggi sono andato a comprarmi delle medicine in farmacia e dovevo pagare 8 euro. Non li avevo’.
Sergio Rigon, 54 anni da Calvene, tre tumori inoperabili alla spina dorsale, riversa tutta la sua amarezza per una condizione di assoluta povertà e precarietà fisica. E per una casa troppo grande per la sua condizione da semi invalido, costretto ad usare il bastone o il girello per muoversi.
Balzato agli onori della cronaca qualche settimana fa perché aveva annunciato di regalare l’intera casa in cambio di una stanza al pianterreno dove poter convivere dignitosamente con il dolore che lo attanaglia quotidianamente, dopo la carità ben accetta di alcune persone generose, nulla è cambiato. Anzi, qualcosa sì: cadendo, qualche giorno fa, si è rotto l’osso sacro, aggravando ancora di più la sua situazione di sofferenza.
Sembra che la sua casa in via Roma 47 da 240 metri quadrati non sia appetibile nemmeno se scambiata con un paio di stanze senza pretese, sebbene il suo valore sia almeno di 150 mila euro e che da essa si potrebbero ricavare due appartamenti.
‘Mi avevano offerto in cambio un monolocale – racconta Rigon – ma dovevo pagare 80 euro di spese condominiali, e io non posso permettermi nemmeno quelli. Guadagno 280 euro al mese che se ne vanno in bollette, e non bastano neanche. Ho il conto in rosso, per mangiare vivo di carità, e qualcuno si preoccupa sempre di portarmi qualcosa. Io, per la verità, ho imparato anche a mangiare poco’.
La casa di Rigon sembrava far gola anche alle cooperative che gestiscono il business dei profughi. ‘Sono stati subito a visitare la casa – spiega infatti Rigon – e per loro poteva andare anche bene. Il problema è che non potevano assicurarmi che l’avrebbero tenuta per sempre, ma io gliela avrei data lo stesso. Non li ho però più sentiti.’
Rigon è malato da 4 anni, quando gli diagnosticarono 3 tumori inoperabili alla spina dorsale, aggravati dal diabete. Da allora il 54enne è peggiorato di giorno in giorno. ‘Prendo una quantità enorme di antidolorifici per non sentire il dolore. Una gamba mi cede spesso, sono costretto a usare il girello per tenermi su, e in novembre sono stato ricoverato 2 settimane per un acutizzarsi del diabete. Ma quel che è peggio è che mi sento umiliato. Ho sempre bisogno di tutti, e non ho mai un centesimo per ricambiare i piaceri che mi fanno’
In una situazione disperata, seduto sull’unica sedia rimasta, visto che le altre le ha dovute vendere per pagarsi da mangiare, vestito con due maglioni perché non può permettersi il riscaldamento, Rigon per un momento torna indietro col tempo e cede il passo alla nostalgia, di quando un tempo riusciva a camminare e a guidare e a fare il suo lavoro di consegne, che amava ed ama più di ogni altra cosa. ‘Mi manca la mia auto, mi manca guidare – confessa all’improvviso con gli occhi lucidi – ma nelle mie condizioni non posso più. Se potessi me ne andrei in macchina nella ex Jugoslavia. Decine di anni fa lavorai là per un paio d’anni. Ho conosciuto una famiglia di Kotor e ci siamo affezionati. Mi telefonano sempre per sapere come sto. Ma è solo un sogno ad occhi aperti. L’unica cosa che posso fare adesso è sperare di vendere o scambiare la mia casa per tirare avanti il tempo che mi resta’.
Marta Boriero