E’ iniziata poco dopo le 9 la decisiva assemblea dei soci della Banca Popolare di Vicenza, che deciderà se approvare il piano del nuovo asset societario o si metterà di traverso, aprendo scenari difficilmente ipotizzabili. Il capannone della Perlini Equipment si presenta completamente blindato, con un centinaio di agenti che controllano gli accessi dei soci. I dati ufficiali parlano di oltre 5mila presenti tra fisici e delegati. Il clima è rovente, con spaccature evidenti anche all’interno dei soci, divisi sul desiderio di approvare o meno il passaggio a Spa, quotazione in borsa e ricapitalizzazione.
Per primo ha preso la parola a nome dei vertici societari il Presidente Stefano Dolcetta:
“Oggi tutti abbiamo un grossa responsabilità, dato che se non venisse approvato il piano la Banca potrebbe perdere tutto il suo valore”. Il discorso è riferito soprattutto alle ipotesi presentate dalla BCE, la cui lettera arrivata nei giorni scorsi e letta in assemblea poneva come condizione fondamentale per il rilancio della banca il consenso dei soci. Pena gravi conseguenze, tra cui anche il
commissariamento.
A seguire ha preso parola l’Amministratore Delegato Francesco Iorio:
“Votare no significherebbe regalare la banca. Dobbiamo salvaguardare la banca che è la decima d’Italia e serve a salvare economia domestica e del territorio”. In questa fase sonore proteste si levano durante il discorso, udibili distintamente dei “Buffone, Buffone” levatisi dagli azionisti inferociti. “Non possono esistere piani B per risollevare la banca – ha proseguito – l’unica via è quella segnata: ricapitalizzazione, trasformazione in SPA e quotazione in borsa”.
I soci stessi sono combattuti, si levano fischi tra gruppi di azionisti favorevoli al progetto ed altri nettamente contrari.
Al termine del discorso di Iorio iniziano gli interventi dei soci. Inizialmente il tempo per ogni azionista era definito in tre minuti, ma a quanto pare la mole di persone che vogliono esprimere il loro parere è tale da tagliare a due minuti ogni presa di parola. Dalle dichiarazioni dei piccoli investitori si capisce l’attaccamento alla Banca, più volte definita come “la nostra”, unanimi comunque nel condannare l’operato dell’ex amministratore Zonin e cda.
Alcuni infine ritornato sulla notizia dell’ultim’ora rivelata ieri da L’Espresso e ripresa oggi, secondo cui “ai pesci grossi hanno permesso di portare fuori i loro soldi in tempo”.
Ulteriore motivo di rabbia tra gli azionisti il fatto che molti componenti del prossimo CdA, quello della Spa che dovrebbe nascere, sono uomini che erano vicini a Zonin. Anche per questo motivo il volume delle proteste dei contrari alla proposta è molto alto.
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A cura di Anna Bianchini e Federico Pozzer