Ha attraversato il mare lasciando alle spalle la famiglia e la guerra. In tasca due sogni: la vita e la possibilità di giocare in una squadra di calcio.

Il diciottenne Saja Suso, profugo africano ospite a Valli del Pasubio, se l’è giocata tutta e alla fine la sorte gli ha dato ragione.

Da alcuni mesi, il giovane nato a Banjul, nel Gambia, vive in contrada Corzati sotto la supervisione del Centro Studi Formazione Veneto, assieme ad un’altra decina di compagni arrivati in paese a fine estate. E con orgoglio e soddisfazione, milita e si allena tra le fila della squadra degli juniores provinciali dell’AS Valli, in quello che si può definire un esperimento di integrazione concertato da società e cooperativa.

In mezzo a tanto odio ed episodi di contrasto, una risposta civile per l’integrazione dei profughi arriva dai giovani e dal calcio che, con la saggezza tipica di chi non ha ancora conosciuto corruzione e cattiveria, fanno scuola ai grandi su come accettare il prossimo senza pregiudizi.

Finora il risultato è positivo, con i ragazzi italiani e il giovane africano che condividono settimanalmente la passione per il gioco del calcio.

Saja Suso ha un passato da calciatore in un college del Gambia e tanta voglia di dare una svolta alla sua vita con il calcio. “Vorrei diventare un calciatore professionista – ha detto – mostrare le mie qualità e provare a farmi largo nel mondo del pallone. Mi sto Saja 2impegnando al massimo in questa direzione. Sto anche studiando l’italiano per cercare di capire questo bellissimo paese, per poi trovare un lavoro e aiutare la mia famiglia rimasta in Africa”.

Saja ha una storia difficile alle spalle e ha solo 18 anni. E’ dovuto fuggire dal suo Paese all’inizio del 2015. “Mio padre era nell’esercito regolare, e quando è scoppiata la rivolta è stato coinvolto nei combattimenti. Da allora la mia famiglia è stata minacciata – ha raccontato – essendo infatti io il più grande maschio di famiglia ero in pericolo, le rappresaglie sono frequenti e la legge non dà sicurezza”. Da lì è iniziato il suo viaggio di speranza verso l’Italia, passando per la Libia, dove ha dovuto lavorare mesi per pagare gli scafisti. Dopo rischiose peripezie è arrivato a Valli del Pasubio, in attesa della valutazione della sua richiesta di asilo politico.

Il ragazzo si allena regolarmente e con impegno, tanto che forse sarà tesserato per la seconda parte del campionato provinciale, nell’attesa che la sua domanda di asilo venga valutata. “So che questa è un’ottima chance – ha aggiunto Suso – ed è fondamentale per cambiare il mio futuro. Ringrazio tutti per avermi accolto così bene, io mi sento già italiano. Il calcio potrebbe darmi la possibilità di guadagnarmi onestamente da vivere e aiutare la mia famiglia. Giocare in Serie A sarebbe il sogno di una vita, voglio diventare italiano e costruirmi una vita qui”.

A.B.

 

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