I lavoratori dei supermercati Prix incrociano le braccia per la prima volta sabato 19 dicembre. La protesta non riguarderà solo il contratto nazionale, ma punta anche a ridurre l’orario di lavoro e ad attirare l’attenzione sulla necessità di avere un contratto aziendale.

“Da  mesi  è in corso una vertenza aziendale comunica Usb, l’Unione dei Sindacati di base, che da tempo affianca i dipendenti Prix nelle loro richieste – Esistono problemi organizzativi che riguardano  responsabilità non riconosciute, spostamenti continui,  una gerarchia  rigida  e la non applicazione   di alcuni dettati contrattuali. Assistiamo a inquadramenti  e classificazione del personale definiti  ‘direttori’ e ‘gerenti’ che sono    costretti a fare 53 ore settimanali non riconosciute, orari settimanali e riposi vengono loro comunicati all’ultimo minuto e pause pranzo che in alcuni negozi superano le 3 ore e di fatto comportano turni lavorativi che vanno dalle 7 del mattino alle 21 di sera. Inoltre – continua Usb – ai lavoratori non vengono riconosciuti i buoni pasto, non ci sono regolamenti per le ferie e i trasferimenti tra negozi e i premi produzione sono legati solamente alla volontà aziendale”

Usb è convinta che si tratterà di una battaglia dura che però vale la pena combattere.

“La vertenza mira ad una riduzione dell’orario di lavoro per i così detti direttori e gerenti – spiega Usb in un comunicato – Punta alla valorizzazione dei vicedirettori e a regolarizzare i vari istituti contrattuali, il riconoscimento dei buoni pasto e il valore di un premio aziendale che sia solo parzialmente legato all’andamento delle vendite. Si è scelto di scioperare in questa giornata condividendo  la lotta per il contratto nazionale ma caratterizzandola con le specificità  del gruppo , un gruppo ‘regionale’  ma importante e molto diffuso con i suoi negozi e che vede  gli affari funzionare”.

Usb spiega: “In questi mesi milioni di lavoratori sono  in lotta  per il rinnovo  dei contratti scaduti da anni. Tra questi quelli della grande distribuzione riuniti nella Federdistribuzione, che ha messo sul tavolo delle trattative le condizioni che sono, a suo dire, imprescindibili per arrivare alla firma del nuovo Ccnl. Una vera e propria mattanza di diritti e di salario ai danni degli oltre due milioni di lavoratori del settore. Federdistribuzione chiede che siano eliminati gli automatismi che incidono sul costo del lavoro (scatti di anzianità e automatismi sugli scatti automatici di livello), esigibilità degli strumenti di flessibilità e distribuzione dell’orario lavorativo sui 7 giorni la settimana, trasformando di fatto la domenica in un giorno lavorativo ordinario. Chiede poi – continua Usb – che ci sia un abbassamento della prestazione minima lavorativa del part-time dalle attuali 18 a 16 ore settimanali, che ci sia il superamento dell’accezione di ‘mansione prevalente’ attualmente prevista dal contratto e la definizione di una progressione salariale che porta in pratica alla fine degli aumenti salariali”.

Usb ha pertanto presentato la sua proposta. “250 euro di aumento nel salario – spiega nel comunicato – articolo 18 per gli assunti a tempo indeterminato, tempo determinato solo periodico, regole per i trasferimenti dei dipendenti, lavoro domenicale volontario e pagato in modo straordinario, adesione volontaria alla flessibilità oraria e organizzativa, 3 settimane di ferie estive scelte dal lavoratore, abolizione degli enti bilaterali e superamento dei turni spezzati”.

A.B.

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