Opposizione battuta e accusata di “faziosità e menzogna molesta”.
La seduta di consiglio comunale convocata in via straordinaria dall’opposizione scledense, con a capo il Pd e TesSiamo Schio, è stata come prevedibile: incandescente e senza esiti clamorosi.
L’opposizione ha provato a mettere all’angolo il Sindaco Valter Orsi chiedendo in modo diretto se era disposto ad accogliere i profughi e a sottoscrivere il protocollo di accoglienza diffusa che prevede due profughi ogni mille abitanti. E se in un primo momento è sembrato che il primo cittadino non volesse rispondere, con un triplo salto mortale ha accompagnato i suoi ‘nemici’ nella spiegazione del suo ‘no’, che però sembra ancora momentaneo.
Come si poteva inoltre prevedere, le domande sono rimaste senza una risposta definitiva e l’opposizione s’è pure beccata una strigliata: “Mozione bocciata per faziosità e menzogna molesta”.
A cosa si riferisce la presa di posizione dell’amministrazione di Orsi? A detta del primo cittadino, Pd e TesSiamo Schio hanno strumentalizzando la vicenda profughi per ‘farsi belli’ , screditando Sindaco e giunta con l’accusa di infischiarsene dei profughi dopo averli relegati nella ex colonia di Pian delle Fugazze. “Dire in televisione che la cooperativa che aveva in carico i profughi era gestita dal comune è una menzogna. E affrontando la questione profughi con stampa e telecamere sorvolando su argomenti altrettanto importanti ma meno popolari vi siete dimostrati intellettualmente disonesti. La solidarietà è un valore che non va esibito e le critiche vanno fatte raccontando la verità”.
A poco sono valsi gli interventi intelligenti e ‘pacificatori’ di Marco Tolettini di Forza Italia o di Valeria Grazian del Pd, che hanno tentato di far capire quanto, nei casi umani, le bandiere politiche contino poco e serva invece il buon senso nel saper affrontare un caso estremo. L’opposizione ha proseguito nell’attacco a Orsi, il quale si è difeso palleggiando la palla a centro campo e rimanendo ancora una volta fermo in una posizione transitoria: “Firmerò il protocollo se la Prefettura mi darà la garanzia che non devo investire soldi e personale del comune”. Facile immaginare, che questa promessa non sarà sottoscritta.
Alla fine, l’opposizione non ha cavato un ragno dal buco e la maggioranza ancora una volta non si espressa in modo netto.
La palla è tornata a centro campo, con l’opposizione che ha sottolineato ancora una volta: “I diritti umani valgono per tutti. Veneti, padani, italiani, africani. Le amministrazioni hanno il dovere di regolamentare un fenomeno che se non viene affrontato in modo politico e responsabile ci verrà imposto dall’alto e diventerà incontrollabile. Gli stranieri devono essere accolti e accompagnati in un percorso di integrazione che arricchirà anche il nostro paese”.
Dall’altra parte Valter Orsi, che ha incolpato il governo di mala gestione e ha ribadito per l’ennesima volta: “L’Italia non ha ancora dichiarato lo stato di emergenza perché questo significherebbe usare immobili dello stato e investire soldi pubblici per gestire il fenomeno immigrazione. Così facendo, lo stato scarica il barile sui comuni che sono chiamati a tamponare la falla. Non abbiamo più soldi da spendere – ha concluso – pertanto finchè la prefettura non mi assicura che le spese non sono a carico di Schio e non mi illustra un progetto di accoglienza definitivo, io non me la sento di firmare il protocollo”.
Punto e a capo con un nulla di fatto da entrambe le parti, ma con un piccolo colpo di scena. Ad un tratto, la sala del consiglio comunale di Schio è sembrata l’aula del parlamento, con accenni di politica nazionale e internazionale con tanto di ‘manuale di istruzioni per la perfetta immigrazione’. E non è mancato nemmeno il commento sessista, come è accaduto a Roma pochi giorni fa. Infatti, dalle file dei consiglieri, è stato richiamato il commento di un lettore in una pagina Facebook dove, le tre donne dell’amministrazione Orsi, Anna Donà, Cristina Marigo e Barbara Corzato, sono state accusate “di non possedere quell’innata propensione alla solidarietà umana che (evidentemente in quanto donne) tutte le donne dovrebbero avere”.
La seduta di consiglio si è conclusa con gli stessi toni accesi con i quali si era aperta e con il clamore del pubblico, che non riusciva a trattenere gli applausi nonostante sia severamente proibito (e decisamente poco indicato). Un pubblico diviso a metà tra opposizione e maggioranza che se ne è andato come è arrivato e probabilmente non ha ancora capito se Schio si offrirà ad accogliere i profughi oppure no.
Anna Bianchini