Il 7 agosto scorso Paolo Aste, 35 enne ciclista estremo di Valli del Pasubio già noto per le sue imprese sportive in tutto il mondo, ha concluso al terzo posto la più lunga e massacrante competizione di ultracycling (ciclismo estremo) del globo, la Red Bull Trans Siberian Extreme, prima edizione della corsa che attraversa da ovest a est lo sterminato Stato russo, partendo da Mosca per arrivare 9200 chilometri dopo a Vladivostok, sull’Oceano Pacifico.
Aste è stato uno dei dieci atleti al via, numero esiguo determinato dai rigidi requisiti imposti dagli organizzatori della gara, intenzionati a portare tutti gli atleti al traguardo per dar lustro alla competizione che corre parallela alla mitica ferrovia Transiberiana. Il vallense ha gareggiato nel format del ‘Duo’, dividendo le sue fatiche con Paola Gianotti, ultracycler di Ivrea nota per aver portato a termine il giro del mondo in bicicletta, unica donna in corsa. I due si alternavano a pedalare durante le giornate, affrontando le altre due squadre erano in gara, una coppia russa e una tedesca, formate però da due atleti di sesso maschile. Questo ha limitato le possibilità di vittoria del team italiano, che in ogni caso si è molto ben difeso giungendo a sole due ore di distacco dai vincitori, chiudendo con il tempo di 286 ore, 6 minuti e 46 secondi, pedalando alla incredibile media di 32,1 chilometri orari.
Gli atleti hanno attraversato tutto il Continente asiatico, passando attraverso sette fusi orari diversi, pedalando per 15 tappe lunghe tra i 300 e i 1.500 chilometri. Aste si è tolto la soddisfazione di conquistare tre bellissimi successi, arrivati nella frazione numero 5, nella quale ha staccato tutti a 70 km dall’arrivo guadagnando venti minuti di vantaggio; nella 10°, vinta in volata, e nella 14°, conquistata sempre allo sprint contro l’atleta tedesco. “Potevo vincere anche la terza – ha detto Aste – ma gli addetti al traffico hanno avuto un momento di abbaglio segnalandomi la strada sbagliata quando ero al comando in solitaria, impedendomi di trionfare. Un vero peccato”.
Per l’atleta vallense, aldilà dell’ennesima sfida contro se stesso, è stato anche un momento di crescita sotto il profilo della gestione dello sforzo. “Essendo abituato a correre da solo, come ho fatto nelle decine di gare di ultracycling fatte negli scorsi anni in giro per il mondo, per me era una sfida riuscire a gestire le prestazioni della mia compagna di squadra – ha continuato – è stata una prova interessante e molto ben riuscita, considerando che abbiamo ampiamente superato i nostri obiettivi. Pensavamo infatti di vincere al massimo una tappa e terminare in più di 300 ore – ha concluso – e invece ne abbiamo vinte tre, arrivando a giocarci il secondo posto con una coppia formata da soli uomini. Tutto è stato reso possibile solo grazie al nostro team al seguito: Nicodemo Valerio, Biagio Mitidieri e Raffaella Rivarolo. Ringrazio tanto anche tutti i miei sponsor, sono veramente soddisfatto per come è andata”.
Federico Pozzer