L’ospedale Alto Vicentino può tirare un sospiro di sollievo, ma la Conferenza dei Sindaci e l’apparato amministrativo e burocratico dell’Ulss 4, hanno oramai i giorni contati.
I tagli alla Sanità annunciati a gran voce dal Governo di Matteo Renzi colpiranno indistintamente tutti e l’Ulss 4, con il suo ospedale Alto Vicentino, non sarà di certo risparmiata.
Quello che sarà deciso a Venezia per il momento è solo una proposta, che sarà discussa in Consiglio Regionale e, se approvata, porterà notevoli cambiamenti alla Sanità della Regione Veneto.
La motivazione? Il risparmio naturalmente. Il tanto desiderato taglio degli sprechi che, a conti fatti, evidentemente riguarda anche la tanto declamata ‘Sanità eccellente della Regione Veneto’.
E quando ci saranno i ’grandi tagli’, che cosa succederà agli ospedali, le aziende sanitarie, le conferenze dei Sindaci e tutto ciò che ruota intorno al mondo della Ulss 4 Alto Vicentino?
Se la riforma proposta da Luca Zaia dovesse essere approvata, l’Ulss 4 sparirebbe all’interno della Ulss 6 Berica (di Vicenza) e dell’attuale ‘struttura sanitaria’ rimarrebbero in piedi l’ospedale di Santorso e i servizi di comunità ad esso correlati.
Niente futuro nemmeno per la Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 4, che al momento conta i 32 primi cittadini dei 32 Comuni del territorio e a capo ha come presidente Robertino Cappozzo, Sindaco di Lugo. Anche la Conferenza dei Sindaci della Ulss Alto Vicentino si fonderebbe con Vicenza e da 32 Sindaci (delle valli dell’Astico, del Leogra e del Timonchio) la nuova Conferenza ne conterebbe 121, uno per ogni Comune della Provincia.
“La sparizione delle Conferenze dei Sindaci dei territori sarebbe una grave perdita – ha commentato Stefano Fracasso, rinnovato consigliere regionale, da anni interessato all’area Sanità – 121 Comuni hanno problemi diversi anche in termini di sanità e avere un raggruppamento territoriale così vasto non permetterebbe di mettere il luce le singole priorità. Questo naturalmente ricadrebbe sui servizi e sulla salute dei cittadini”.
Con la riforma regionale della Sanità inoltre nascerebbe l’Azienda Zero, che accentrerebbe a Venezia tutta l’organizzazione sanitaria della Regione con una unica Direzione Generale. Le Ulss sarebbero tagliate e dalle 21 attuali si ridurrebbero a 7, una per provincia.
“Siamo davanti ad un concetto di ipercentralismo veneziano – ha commentato Fracasso – La riforma vuole accentrare a Venezia non solo le funzioni amministrative, ma tutta l’organizzazione della Sanità. Inoltre, l’abolizione dei direttori dei Servizi Sociali è segnale di volontà di far saltare il modello veneto di integrazione tra Sanità e Sociale”.
Una riforma che secondo il governo della Regione Veneto è necessaria per fare ‘un salto di qualità’ verso il taglio degli sprechi e una gestione manageriale di una Sanità che negli ultimi tempi ha subito un declassamento importante e da ‘eccellente’ è stata definita ‘normale’.
“La riforma dovrà essere approvata in Consiglio – ha spiegato Fracasso – Bisogna valutare il rapporto costi-benefici. Al centro della Sanità ci devono essere i cittadini e i loro bisogni e anche il compartimento del Sociale deve avere un posto prioritario, non può essere ‘inglobato’ nella Sanità come se nulla fosse. E mi chiedo – ha continuato – I Sindaci, che con i bilanci dei loro Comuni accantonano quote per l’integrazione sociale (minori, disabili, anziani, assistenza domiciliare e altro), lavoreranno meglio con il nuovo modello sanitario o saranno svantaggiati?”
Secondo la Regione Veneto “l’obiettivo della riforma non è spendere meno, ma spendere meglio, incrementando i servizi ai pazienti”.
Anna Bianchini