E’ stato il più votato di tutti i candidati di tutti i partiti del Veneto. Con i suoi 10.400 voti, Sergio Berlato politico molto conosciuto dell’Altovicentino, si è preso una rivincita che, forse sognava, ma di certo una ‘botta’ non così secca non se l’aspettava.

Ex consigliere,  assessore alla Regione Veneto e deputato al Parlamento Europeo con una media di presenze che si avvicina al 90%, Berlato è quello che, numeri alla mano, si potrebbe definire un ‘politico sano’.

 

Berlato, alle ultime elezioni lei è stato definito ‘il re dei consensi’. Come ci si sente?

Mi sento soddisfatto perché significa che gli elettori hanno visto e compreso il mio impegno. Sono un politico lavoratore, ho portato avanti e continuerò a portare avanti tantissimi progetti in cui credo. A me piace lavorare con umiltà, mettendomi a servizio del territorio e delle istanze della gente, perché riconosco di avere un ruolo che richiede responsabilità. Se la gente ti vota, significa che si fida di te e io non voglio deludere chi ha riposto in me delle aspettative quando ha scritto la sua preferenza al seggio.

Qual è il suo prossimo obiettivo? Ne ha uno nuovo o continuerà sulla stessa lunghezza d’onda?

Ho seguito tanti ambiti e continuerò a farlo. Il mio obiettivo è occuparmi di tematiche legate all’ambiente e alla cultura rurale in primis e questo coinvolge una serie di altri settori  concatenati e di importanza fondamentale per la tenuta e lo sviluppo del territorio.

Secondo lei, quali sono i problemi principali del Vicentino e di cosa dovrebbe occuparsi al più presto la Regione?

Lavoro, sicurezza e legalità. E problemi delle di imprese e delle famiglie in difficoltà. E poi c’è il diritto alla salute di tutti i cittadini, che devono poter godere di strutture pubbliche adeguate. Sono tanti i temi urgenti e importanti di cui la giunta di Zaia dovrà occuparsi velocemente sia per il Vicentino che per il Veneto. Negli ultimi 5 anni sono state fatte tante cose positive ma sono sicuro che si possa fare molto di più. Io dal canto mio darò il mio massimo contributo lavorando su progetti che diano soluzioni e risposte concrete.

Lei è stato penalizzato da Silvio Berlusconi che, dopo aver avuto una ‘passione’ per l’animalismo, ha deciso di prendere le distanze da lei che è un sostenitore della caccia, tema molto ‘caldo’. Ci spiega che cos’è a caccia dal suo punto di vista?

Chi parla male della caccia non la conosce e non ne conosce le dinamiche. La caccia è un’attività utile e indispensabile. Chi pensa che andare a caccia sia andarsene in giro con il fucile ad ammazzare animaletti per svago, non ha capito nulla. Un cacciatore, uno serio intendo, è un vero e proprio gestore della fauna selvatica e dell’ambiente. Qui non si tratta di sterminare le specie, ma di gestirle per farle vivere nel modo corretto nel territorio. La caccia è fondamentale per la corretta gestione del territorio, infatti un cacciatore sa bene che se non c’è un ambiente idoneo e sano, non ci può essere fauna.

Quindi la caccia è indispensabile per la qualità e la tutela del territorio?Sergio Berlato

Assolutamente sì. La caccia è come la pota per gli alberi. Se un albero non viene potato, oltre a soffrire, è destinato a morire, perché sarà ricoperto di erbe infestanti e i suoi frutti saranno striminziti. Un albero, per crescere rigoglioso e sano, deve essere regolarmente potato. La stessa cosa succede per le specie animali. La caccia è manutenzione fatta da mani esperte ed è fondamentale per la salute e la solidità del territorio. Tutti dovrebbero ricordare che si fa più danno ad entrare nel bosco con una moto da trial nel periodo sbagliato, che con un fucile nel periodo giusto.

Molti animalisti inorridiranno…

Io non voglio costringere nessuno a condividere la caccia, rispetto le idee diverse dalle mie. Ma esigo lo stesso rispetto. Voler abolire le idee diverse è integralismo. E poi, ci sono persone che inorridiscono davanti all’uccisione di una beccaccia e poi mangiano prosciutto. I cacciatori garantiscono l’equilibrio tra le specie, non si tratta di sterminio. Anche la pesca ha un ruolo fondamentale.

Cultura rurale e benessere del territorio sono una passione e una missione per lei.

La cultura rurale è l’unico strumento per salvare il nostro territorio dall’abbandono e dal degrado. Se una casa è vissuta, un danno piccolo si ripara, se è abbandonata il danno diventa enorme e la distrugge. Lo stesso vale per fiumi e boschi. Siamo ambientalisti per necessità, non per moda. Pensiamo alle montagne e a chi ci vive: la peggior disgrazia del nostro territorio è essere abbandonato. Finchè ci sono persone a cui è permesso di esercitare le loro attività, queste persone, con la loro conoscenza e sapienza garantiranno manutenzione. Parliamo di assetto idrogeologico: l’erba va tagliata, altrimenti cresce, si piega, diventa impermeabile, il terreno non drena e si creano le frane. Il letto dei fiumi va pulito e regolato, altrimenti si alza e il fiume esonda. Invece di continuare ad aprire cave nuove basterebbe pulire i fiumi e recuperare il materiale.

Spingere su questo abbatterebbe i costi per i cittadini?

Con il nostro lavoro la comunità paga un costo irrisorio, perché ci siamo noi a tenere in ordine il territorio. Senza di noi i costi sono elevatissimi, perché i comuni devono chiamare persone specializzate per fare cose che i nostri nonni facevano senza essere andati a scuola.

Sergio BerlatoParlare di cultura rurale nell’epoca in cui con lo smartphone si può fare tutto sembra quasi un controsenso. Non si sente un po’ ‘antico’?

No. Vede… La cultura rurale è la base della nostra cultura. Una volta far lavorare i bambini non significava sfruttarli, ma trasmettere loro la cultura del lavoro. I nostri vecchi non avevano lauree, ma sapevano tutto della terra e del clima. Io dico sempre che se muore uno dei nostri vecchi è come se andasse a fuoco una biblioteca. I nostri vecchietti si sono laureati sul campo, tra boschi e fiumi. Loro non avevano leggi scritte, usavano il buon senso. Ecco, basterebbe quello…

Lei ha anche pagato caro il fatto di aver denunciato il malaffare nel mondo politico…

Eh sì. Alla fine ho dovuto rinunciare alla mia carriera in Europa perché ho denunciato i ladri e la corruzione in Veneto. E’ un fatto bizzarro che succede solo da noi: in alcuni partiti non si fanno fuori i ladri, ma chi li denuncia. Ma alla fine la vita ti ripaga. Chi mi ha voluto male, chi mi voleva uccidere politicamente, è finito in galera e i miei elettori hanno riconosciuto il senso del mio lavoro. Mi hanno salvato e io d’ora in avanti prometto che ogni singolo giorno farò del mio meglio per meritare la fiducia che mi hanno dato.

C’è una frase che riassume i suoi obiettivi?

Un vecchio detto degli indiani d’America. ‘La terra ci è stata prestata dai nostri figli’. Significa che non è nostra, che dobbiamo tutelarla per il futuro. Questo è in sintesi il mio obiettivo: ogni cosa che faccio, la faccio pensando che ho delle responsabilità e delle persone da tutelare per il loro domani.

Anna Bianchini

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