Durissima contestazione al sindaco Antonio Antoniazzi ieri nella Sala parrocchiale di Molina di Malo durante l’assemblea pubblica del 23 febbraio organizzata per il nuovo forno crematorio in progetto nell’area del cimitero. Un clima da stadio che ha creato un muro di gomma e non ha permesso ai tecnici della ditta costruttrice di terminare la relazione sul progetto e le emissioni inquinanti. L’incontro si è concluso dopo ben 2 ore e mezza di contrasti verbali e polemiche di un pubblico di quasi 400 persone attento e tanto ‘vivace’.
Solo poche ore prima era già nato il comitato del no all’impianto di cremazione, che non ama definirsi con questo slogan perché, ci tengono a precisare i componenti, nessuno è contrario ai forni per la cremazione, ma più semplicemente ‘non lo vogliamo vicino ai bambini’.
Infatti la scuola primaria, i cui lavori tra l’altro non sono ancora conclusi, si trova a soli 200 metri dal sito deve è stato progettato l’impianto. “Tanto che – aggiungono quelli del comitato – a poca distanza c’è anche la scuola materna con un asilo integrato”. Ma chi non ha figli aggiunge altra carne al fuoco: “No ad ulteriori emissioni di diossine in una zona già troppo inquinata, no al via vai continuo di carri funebri, no al pericolo di inquinamento della falda di Molinetta, ben visibile dal cimitero”.
Ma perché è necessario un ‘tempio crematorio’, come è definito in gergo dagli addetti ai lavori, proprio a Molina? Quel poco che i tecnici sono riusciti a spiegare nella bagarre generale e nell’incalzare di domande del pubblico ha una sua ragione economica e strategica insieme. I cimiteri tradizionali sono in crisi di spazio e la tendenza generale è quella di una richiesta sempre più elevata di cremare i propri cari. I numerosi defunti veneti che sono cremati fuori regione è un dato che la dice lunga su come il Veneto ad oggi non sia in grado di supportare la richiesta.
Il sito di Molina sarebbe inoltre stato selezionato tra tutti grazie alla sua posizione strategica, punto centrale di un bacino di quasi 550 mila abitanti delle Ulss n. 3 di Bassano, n. 4 Alto vicentino e n. 5 dell’Ovest vicentino. In cambio il comune ‘ospite’ di Malo ne ricaverebbe un canone annuo e tariffe agevolate per i residenti.
L’impianto è realizzato in project financing grazie alla collaborazione di Altair Progetto di Domodossola (Vb), specializzati in strutture crematorie con 30 impianti funzionanti in tutta Italia, e della cooperativa sociale Orsa maggiore, che si occuperebbe di gestire il forno durante il funzionamento affidando il lavoro ad almeno 5-6 ragazzi disabili. Le cremazioni che ospiterebbe l’impianto di Molina sarebbero in media 3-5 al giorno, secondo i calcoli da progetto.
A nulla è valso il tentativo del sindaco Antoniazzi di chiedere almeno il tempo necessario per prendere una decisione ponderata dopo aver valutato per bene il parere dei tecnici. La costruzione comporta infatti un percorso molto articolato che per concludersi con la costruzione del forno deve passare per progetto, conferenze di verifica, approvazione della giunta e del consiglio, esproprio terreni e varianti urbanistiche.
‘Non è prevista la consultazione popolare’ – ha inizialmente fatto presente Antoniazzi alla folla animata – ma ugualmente ho voluto fare questo incontro per poter conoscere la validità di questo progetto. Al momento non abbiamo preso nessuna decisione, state tranquilli e mettetevi l’animo in pace.’
‘La questione politica non c’entra – ha continuato il sindaco, incalzato dai presenti che puntavano a una presa di posizione immediata da parte del primo cittadino – in questi 10 anni di amministrazione penso di avere dato qualcosa a Molina. Il mio parere spassionato è che in questi tempi in cui i cimiteri sono allo spasimo e sono quelli che inquinano di più, portare avanti un progetto di pubblico interesse che dia lavoro a 5 persone disabili è almeno da prendere in considerazione. La questione sarà ponderata da me e dagli altri consiglieri. Valuterò anche la possibilità di fare un referendum, e se siete contenti, il forno crematorio non lo faremo più’.
Marta Boriero