La connessione prima di tutto. Non importa se si è a cena con il principe azzurro, se si passeggia a filo su un burrone o si è in corsia di sorpasso in autostrada. L’importante oggi è essere connessi. Ma non con il cervello, bensì con il telefonino.

E poi bisogna essere reperibili in ogni momento e in ogni luogo, come un cardiochirurgo di turno.

Succede da qualche tempo. Succedeva anni fa con l’avvento dei telefoni cellulari grandi come una cabina telefonica, quando i top managers che affollano il pianeta ritenevano di non poter essere ‘irraggiungibili’ nemmeno un minuto, pena il crollo a picco del fatturato.

E man mano che l’aggeggio si è rimpicciolito e tecnologicizzato, succede sempre di più.

Fondamentalmente, la maleducazione la fa da padrona. Basta sedersi al ristorante per vedere con i propri occhi che la necessità di essere ‘sempre connessi e aggiornati’ annienta il dialogo tant’è che spesso guardare il telefonino invece che interagire con chi sta di fronte, non sembra nemmeno tanto grave.

Emerge da una ricerca condotta in Europa, che l’83% delle persone vorrebbe maggiore attenzione reale, fatta di parole, tatto e profumo, ma allo stesso tempo il 70% ammette di soffrire della telefonino-mania. Il 76% delle persone intervistate conferma che Internet, con le sue mail e messaggi gratuiti sui telefoni cellulari, ha reso i rapporti interpersonali molto più superficiali. Più ‘social’ e meno ‘sociali’ quindi, con il telefonino che è diventato un’appendice naturale della mano e la necessità di comunicare ogni proprio movimento, stato d’animo o compagnia alla rete intera di amici, conoscenti ed emeriti sconosciuti.

E se anche ci si lamenta del wi-fi perenne, si vedono intere tavolate telefonino-dotate che smanettano per tutta la cena con selfie, aggiornamenti di stato e opinioni.

Ma dov’è finito il vecchio ‘piedino’ sotto il tavolo o lo sguardo intrigante del ‘forse stasera ma lo saprai solo dopo cena?’ Ai tempi di Internet in ogni luogo, è penalizzato anche l’amore.

Le coppie spostate soffrono un po’ meno la ‘social mania’, con un 48% che sottoscrive l’abuso del telefonino, ma per i single la vita sociale è più dura. Ma quella ‘social’ è più feconda, con un 58% che si dedica a mettere la propria vita in vetrina per erudire il prossimo sulla propria singeltudine. La ricerca, condotta su 3.272 persone maggiorenni  dall’8 al 22 ottobre 2014 su incarico di Swiss International Air Lines, con interviste a campione in Germania, Austria, Francia, Italia, Spagna ed Inghilterra, ha evidenziato che all’84% degli intervistati dà fastidio se una persona guarda il telefono cellulare durante una conversazione. Ma in tutti i paesi interessati dall’indagine, ben il 39% degli  intervistati afferma di controllare sempre o spesso gli aggiornamenti o le notizie che arrivano sul loro telefono cellulare, anche quando sono in compagnia. Il 38% afferma che spesso tengono il telefono cellulare sul tavolo quando sono seduti con altre persone. Solo una persona su 4 ammette di sentire la necessità di essere costantemente raggiungibile, anche se guardandosi intorno verrebbe da pensarla diversamente.

Ecco che infatti le città sono ‘invase’ di automi che vagano osservando il telefono, magari rischiando di finire sotto il tram o falciati da una gara di biciclette. Ecco gli studenti che studiano 3 righe e poi verificano le notifiche su Facebook. Ecco lo skipper (la foto ha fatto il giro del mondo) seduto a cavalcioni sulla sua barca che, intento ad osservare il suo I-phone, non vede la balena che gli nuota a 2 metri.

Ci si può difendere e tornare a privilegiare i rapporti concreti? O con il procedere della tecnologia le relazioni virtuali arriveranno a rendere sempre meno ‘appetibili’ le relazioni umane? Forse dipenderà molto dall’educazione impartita alle nuove generazioni, che, se rese responsabili difronte alla vita reale, magari accetteranno di accantonare il telefonino super connesso lasciando spazio alle chiacchiere in compagnia.

Ma poi ti capita che sei in cucina e ricevi un ‘whatspp’ che dice ‘mangio fuori’. E quando realizzi che il mittente è tuo figlio dalla sua camera da letto, ecco, quello è il momento in cui capisci che il ‘social’ sta invadendo ogni società.

Anna Bianchini

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