C’era una traccia vicino al margine del campo. Foglie calpestate, una specie di camminamento che portava all’interno della piantagione del noto, e assai rinomato, mais di Marano. Per puro scrupolo gli agenti della Polizia Provinciale, che sabato pomeriggio erano in servizio di perlustrazione sull’argine sinistro del torrente Rio delle Pietre, per la salvaguardia della fauna locale, hanno deciso

di dare un’occhiata più a fondo. Così si sono inoltrati tra le piante di cereale, seguendo quelle labili tracce sul terreno. Fino a scorgere, ad alcune decine di metri dall’intersezione con viale Europa, una pianta diversa, ben curata e rigogliosa, alta poco più di un metro, con tanto di terriccio e argilla tutt’attorno per mantenere soprattutto lì la giusta umidità del terreno. Una pianta di canapa indiana, del genere indica, tra i più pregiati perché ricca di resina e per la maggior percentuale di cannabis. Per far posto alla canapa, il mais era stato estirpato, e sfrondate le piante più vicine, così da garantire sole e ricambio d’aria. E, in effetti, cresceva rigogliosa. Insomma, l’ambiente ideale per una coltivazione tutt’altro che legale.

 

Da lì è partita la segnalazione e sul posto sono intervenuti, in supporto alla Polizia Provinciale, il comandante della Polizia Locale Nordest Vicentino, Giovanni Scarpellini, e il vicecommissario Katia Dal Masetto. E dal controllo si è scoperto che di piante di canapa indiana ce n’erano ben dieci, a intervalli regolari, tanto da farne una scacchiera all’interno della coltivazione. Un vero sacrilegio, compiuto proprio nel cuore di quella produzione di mais capace di unire il nome di Marano all’eccellenza alimentare.

 

Le piante di canapa indiana sono state infine estirpate e poste in stato di sequestro penale, dopo aver avvisato del fatto l’autorità giudiziaria. Nessuna traccia, ovviamente, dei responsabili.

 

di redazione Thiene on line

 

 

 

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