Tomasi, 484 voti di differenza e quella poltrona da sindaco svanita quando ormai sembrava davvero a portata di mano. Com’è potuto accadere?
“Sono stato penalizzato dall’astensione. C’è stato un forte calo di votanti, soprattutto tra coloro che avevano scelto la mia coalizione al primo turno. Da 9300 voti sono passato a 7400. Di là invece si sono catalizzati tutti i voti del centrodestra”.
Una forte delusione…
“Sì, mi dispiace molto. Soprattutto per i ragazzi che hanno corso con me in questi mesi. Purtroppo il messaggio politico è passato al primo turno, ma non al ballottaggio. Se avessimo vinto avrei portato in consiglio 9 ragazzi con meno di 35 anni e un bagaglio culturale di assoluto rispetto. Peccato, sarebbe stata una bella occasione”.
Eppure all’inizio, ancor prima delle primarie, si diceva: ma sì, quest’anno il centrosinistra vincerà a mani basse perché mai come quest’anno il centrodestra è spaccato, frammentato. Alla luce del risultato non è andata proprio così.
“La situazione era quella, e lo è stata fino al 25 maggio. Poi si sono ricompattati non i partiti, che se ne sono dette di tutti i colori fino a ieri, ma l’elettorato. E tanto è bastato, oltre al discorso dell’astensione. Nonostante i venti punti di distacco del primo turno. Ma in questi casi, l’ho sempre detto, bisogna essere prudenti, mai dare nulla per scontato”.
Ritiene di aver commesso qualche errore in campagna elettorale?
“Quando perdi, qualcosa che non ha girato per il verso giusto c’è, per forza. Ma se dovessi voltarmi indietro e guardare a questi ultimi quindici giorni avrei difficoltà a dire cosa non rifarei. Di certo non cambierei una virgola sul piano della proposta politica: quella proponevo, su quella poi hanno deciso i cittadini”.
Crede che i suoi toni pacati, la sua propensione a evitare qualsiasi scontro o polemica possa essere stata vista dagli elettori come una forma di supponenza?
“Non so cosa dirle, è il mio modo di fare da sempre. Mi comportavo così anche da assessore. E’ il mio carattere. Però in tanti anni che faccio politica nessuno me l’ha mai detto o fatto capire. E comunque, se così fosse, il problema sarebbe emerso anche al primo turno, no?”
Giusto. Cosa vuol dire secondo lei questo voto per Schio? Il cambiamento è di quelli epocali…
“Eh, cosa vuol dire… Il programma di Orsi è scritto, quello farà. Le persone, a quanto pare, sono tutte nuove, nessuna con un minimo di esperienza. Direi che si tratta di una sperimentazione politica. Poi molto dipenderà da chi sceglierà Orsi per ricoprire i ruoli chiave dell’amministrazione. Con in mano l’elenco degli assessori si potrà valutare meglio”.
Non ritiene che il voto degli scledensi sia stata una sorta di bocciatura per l’amministrazione uscente di centrosinistra?
“La sconfitta è mia, mi prendo io tutte le responsabilità”.
Ha un consiglio da dare a Valter Orsi?
“Consigli no, solo gli rinnovo i miei auguri”.
Gli offrirà un caffè la prossima volta che vi incontrerete?
“Ma noi il caffè lo beviamo insieme ogni volta che ci vediamo, su quello non c’è e non ci sarà alcuna difficoltà. Poi dipende dall’ora dell’incontro, magari ci prendiamo un aperitivo”.
E lei, Tomasi, cosa farà da domani?
“Continuerò a insegnare nella mia scuola fino, spero, alla pensione. Invece all’interno dell’amministrazione porterò il mio impegno e la mia serietà non solo per controllare il lavoro della giunta, ma per proporre le nostre idee e quelle che riterremo le migliori soluzioni di volta in volta. Opposizione costruttiva, senza dubbio”.
E anche senza rimpianti?
“Entro in consiglio con la coscienza a posto. Viviamo un’epoca di cambiamenti straordinari, c’è bisogno dell’aiuto di tutti. A partire dai temi del sociale, che dovranno essere affrontati con tempestività e tanto, tanto buon senso”.
di redazione Thiene on line