RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

In questi giorni si moltiplicano le manifestazioni e gli appelli per una Pasqua etica che sia davvero all’insegna della pace e del rispetto per la Vita.

Gesù ha sacrificato se stesso e non ci ha chiesto di spargere sangue innocente.

Eppure ogni anno milioni di creature vengono allontanate brutalmente dalle loro madri e portate nei macelli dove sono costrette ad assistere all’agonia dei loro compagni di sventura.

Io mi chiedo come questo sia ancora possibile, come questo orrore non sia ancora finito.

Il massacro di agnelli e capretti (e non solo) mi porta a fare un’altra triste riflessione.

Il lupo è ritornato sulle montagne dove hanno vissuto i suoi antenati che l’uomo ha perseguitato fino a portarli all’estinzione. E’ tempo perso per coloro che vedono solo il proprio tornaconto ricordare l’importanza dei predatori per il mantenimento degli equilibri biologici e della biodiversità, ma riguardo alla predazione degli animali d’allevamento ritengo che sia la conseguenza del nostro modo distorto e malato di rapportarci alla natura, vista sempre e solo in funzione utilitaristica, da manipolare a nostro piacimento e non come bene prezioso da tutelare.

Madre Natura ha dato ad ogni specie la possibilità di difendersi e il rapporto tra predatore e preda è in continuo equilibrio dinamico…gli animali allevati hanno perso questa capacità e siamo noi che li stiamo offrendo ai predatori su un piatto d’argento.

Non vogliamo che il lupi si impadroniscono dei nostri “fattori di produzione” perché questo sono quelle povere creature allevate e non certo animali da compagnia, ma poi non battiamo ciglio quando in occasione della Pasqua o altra festa comandata li mandiamo al macello. Se queste creature vanno a riempire le nostre pance la loro orribile morte non suscita la nostra pietà, non spargiamo nessuna lacrima…

Quando domenica prossima vi recherete in chiesa per “santificare” la Pasqua e ascoltare le parole di pace del sacerdote pensate a CHI e non a cosa c’è nel vostro piatto, pensate alle vite che avete spezzato, al sangue innocente che avete versato tradendo il messaggio evangelico.

Non posso quindi che associarmi, tra gli altri, all’accorato appello di Don Cosimo Schiena, sacerdote di Brindisi che invita a rendere la festa pasquale un autentico segno di rinascita e di rispetto per la vita, scegliendo alternative etiche che escludono la violenza “Non serve la morte di un agnello per celebrare la Pasqua, servono cuori rinnovati, capaci di amare come ha fatto Cristo, senza vendette, senza violenza, senza spargimento di sangue.

Marta Frigo

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia