Convinti che il sindacato li debba rappresentare con più attenzione, ma anche che deve rinnovare il modo in cui gli ‘parla’; consapevoli che la situazione sarebbe peggiore se il sindacato non ci fosse. Sono alcune delle istantanee che emergono da un’indagine su tutta Italia promossa dalla Cisl Venezia in collaborazione con l’Istituto Universitario Salesiano Venezia (Iusve) tra i giovani-adulti italiani tra i 18 e i 34 anni sul sindacato e il lavoro; ha coinvolto un campione di 1.535 soggetti. Ebbene, per oltre sei giovani su dieci su scala nazionale – per sette su dieci a livello veneto (72,2%) – il sindacato è “poco” o “per nulla” in grado di rappresentare i giovani lavoratori e pressoché nella stessa misura il linguaggio con cui esso comunica non è adatto. Per contro, per un giovane adulto su due (50,8% a livello nazionale e 55% in quello veneto) le cose “andrebbero peggio se il sindacato non ci fosse”, anche se il 37,5% (campione nazionale) e il 35,1% (veneto) è convinto che “sarebbe lo stesso”. Numeri e trend emersi oggi al congresso della Cisl di Venezia con questa lettura del sindacato: “Sono dati che denotano una insoddisfazione più che presente, così come quei giovani-adulti (uno su dieci) persuasi del fatto che le cose andrebbero addirittura meglio. Certamente, la richiesta che il sindacato comunichi in modo più efficace è netta, poiché sia su scala nazionale che veneta quattro su dieci chiedono mezzi di comunicazione più aggiornati (40,1%) e oltre due su dieci avanzano l’istanza di un linguaggio più comprensibile (22,5% a livello nazionale e 22,4% in Veneto)”. Al sindacato si chiede che si attivi di più per alzare salari troppo bassi: lo chiede il 42,8% degli intervistati a livello nazionale e il 47,8% su quello veneto.
Al sindacato si chiede anche uun maggiore impegno per migliorare le condizioni di lavoro (37,4% a livello nazionale e 33,6% a livello veneto) e per stabilizzare i contratti precari (specie a livello nazionale, con il 29,5%, mentre a livello veneto si scende al 20,2%). Più in generale, il sindacato dovrebbe allargare i propri orizzonti anche al di là del mondo del lavoro dipendente (per il 70,6% degli intervistati a livello nazionale e per il 68% a livello veneto). Del resto, per un giovane adulto su due (tanto a livello nazionale quanto a livello veneto), è opportuno cercare migliori condizioni di lavoro se non si è soddisfatti, per quasi il 40% “facendo il proprio lavoro in azienda” (35,9% a livello nazionale e 38,9% a livello veneto) e solo per poco più di uno su dieci “partecipando alle iniziative sindacali”. A proposito di quest’ultimo aspetto, la quota dei 18-34enni che dichiara di essersi rivolta a un sindacato (per un qualunque motivo) è al 21,7% a livello nazionale e al 25,2% in Veneto, in particolare per consulenze sui rapporti di lavoro (dove il dato veneto giunge al 34,7% contro il 25,8% del dato nazionale), per intervenire tra datore di lavoro e lavoratore (26,4% in Veneto e 22,2% a livello nazionale) e, su valori molto simili (più di due rispondenti su dieci), per i servizi offerti (come quello fiscale, patronato, consumatori). Scende a poco più di un giovane adulto su dieci la quota di chi dichiara di essere iscritto al sindacato (12,9% a livello nazionale e 11,3% a livello veneto), anche se una ulteriore quota (minoritaria) dice di aver preso la tessera nel passato (10,9% a livello nazionale e 14,3% a livello veneto) e la Cisl “riscuote ampio consenso”.
Degno di nota è il fatto che in Veneto “un lavoro che mi piace, mi interessa” raggiunga il livello più elevato di risposte “molto” (con il 67,8%), poco prima della stabilità del posto e del buon guadagno (che restano tuttavia ai vertici). Per il 32,2% dei giovani italiani l’ente pubblico è indicato come il luogo preferito dove lavorare, un valore che scende al 22,2% in Veneto. Subito dopo viene la modalità “a casa mia, ossia smartworking” (due rispondenti su dieci sia a livello nazionale che veneto) e, a poca distanza, viene indicata l’azienda: prima quella più grande (15,4% a livello nazionale e 19,4% a livello veneto) e poi la medio-piccola (10,7% contro il 12,1%). Ulteriori segnali, questi ultimi, del convivere di quelle persistenze e di quei cambiamenti che stanno attraversando l’attuale fase del rapporto tra giovani e lavoro. “Troppo spesso- spiega il segretario della Cisl di Venezia Michele Zanocco- prevale la scelta di spiegare ai giovani di cosa hanno bisogno nel loro approccio con il lavoro. Come Cisl di Venezia contrariamente abbiamo deciso di dare voce ai giovani, ascoltandoli e chiedendo loro di indicarci la via per rappresentare al meglio i loro bisogni in una società e in un mondo del lavoro che cambia. Lo abbiamo fatto anche attraverso domande che possono risultare scomode per il sindacato con il coraggio e la responsabilità necessarie a dare valore alla loro partecipazione nella costruzione di una strategia rappresentativa”. Emerge così “la scarsa conoscenza del sindacato ma viene rappresentato un forte bisogno di partecipazione soprattutto da coloro che già sono nel mondo del lavoro” sia dipendenti che autonomi, da cui arriva un forte bisogno di rappresentanza.
