Dopo tre anni senza alcun contatto con madre e nonni, M., 11 anni, ha riabbracciato la famiglia materna il 15 gennaio scorso. Ma ora gli operatori del Consultorio familiare di un comune nella provincia di Treviso che lo hanno in carico non seguirebbero le disposizioni della Corte di Appello di Roma, alla quale la mamma è ricorsa. A denunciarlo in una lettera è proprio la mamma, Laura Ruzza. “Mio figlio sta subendo ancora una feroce vittimizzazione secondaria proprio dall’istituzione incaricata di garantire la ripresa dei contatti materno-filiali, considerati dal Ctu (Ndr: consulente tecnico d’ufficio del tribunale) ‘un vantaggio’ per mio figlio che fino ad oggi è stato danneggiato dagli operatori dello Stato che continuano ad agire in violazione delle leggi esistenti”. Per questo Laura ha portato in Tribunale i servizi sociali, vincendo al Tar.

LA STORIA DI LAURA E SUO FIGLIO

Il bambino fu allontanato dalla mamma all’età di soli 7 anni sulla base di una ctu che accusava la donna di essere alienante e venne collocato in una struttura comunitaria della provincia di Roma per circa un anno dove fu sottoposto a un vero e proprio trattamento di reset. Oggi M. è collocato presso il padre nella provincia trevigiana, a cui è stato pure affidato in via esclusiva dal Tribunale per i Minorenni di Roma. L’agenzia Dire aveva seguito la vicenda e anche i drammatici momenti in cui il minore, peraltro portatore di una seria patologia, si trovava in casa famiglia.
Da quell’uomo, il padre di suo figlio, Laura si era separata denunciandolo per violenza domestica. Il tutto era finito con un’archiviazione. La vicenda di Laura e suo figlio è stata presa in carico dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul Femminicidio della precedente Legislatura, ed è stata riconosciuta come uno dei 36 casi esemplari di violenza istituzionale e rivittimizzazione secondaria sui 1500 fascicoli esaminati dalla Commissione.
Per tre anni il minore è stato privato di ogni contatto con la famiglia materna. Laura, considerata decaduta dalla responsabilità genitoriale, è ricorsa in Appello a Roma e la Ctu ha riconosciuto un grave danneggiamento psichico e la necessità di riprendere i contatti con la madre. Del resto, nel 2019, già il Tribunale per i Minorenni di Venezia aveva riconosciuto come non fosse nell’interesse del minore essere trasferito presso l’abitazione paterna ed essere allontanato dalla madre. E così, a maggio 2024, la Corte d’Appello di Roma ha incaricato i Servizi territoriali del Consultorio Familiare di Mogliano Veneto di adoperarsi per il riavvicinamento del piccolo M. alla famiglia materna, seguendo quanto indicato dal Ctu, per cui tale riavvicinamento sarebbe dovuto avvenire in tempi brevi al fine di evitare un ulteriore danneggiamento psichico del bambino.

LA DENUNCIA: IL CONSULTORIO HA SOSPESO GLI INCONTRI MADRE-FIGLIO

Laura ha iniziato a sollecitare, a chiedere la documentazione contenuta nella Cartella sociale del proprio figlio; l’Ulss2 ha negato alla donna il diritto di accesso alla documentazione amministrativa in ogni modo possibile. La donna ha deciso così di rivolgersi al Tar Veneto, che a luglio 2024 non solo ha condannato la Ulss 2 alle spese di lite di ben 2.000 euro, ma ha ordinato all’Azienda di concedere alla donna l’accesso alla richiesta documentazione.
L’èquipe del Consultorio familiare di Mogliano Veneto ha dovuto disporre finalmente la ripresa degli incontri tra madre e figlio oltre che tra nonni materni e nipote. “Dopo quattro incontri assistiti relazionati positivamente dai servizi sociali- spiega mamma Laura- questi non hanno provveduto a calendarizzare ulteriori incontri sospendendo nuovamente senza motivo i contatti con mio figlio, senza disporre nulla sulle videochiamate”. Considerano finito qui il loro compito?, si domanda Laura: “La Corte d’Appello non ha disposto un termine- puntualizza- devono calendarizzare gli altri incontri anche disponendo altre modalità come prevede il provvedimento. Io e mio figlio da quasi un mese non ci stiamo piu vedendo”.
È di venerdì 28 febbraio, si apprende dalla documentazione visionata dalla Dire, l’ultima diffida inviata dal difensore legale di Laura anche al Direttore Generale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana per l’assenza di risposte sulle videochiamate infrasettimanali richieste dalla donna.

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