Il tempo di Casanova sta per finire. Il Carnevale di Venezia 2025, dedicato ai 300 anni dalla nascita del celebre avventuriero, volge al termine lasciando dietro di sé il fascino di un’illusione vissuta fino in fondo. Ancora due giorni per lasciarsi trasportare dalla magia, ancora qualche istante per perdersi tra le calli illuminate, tra i riflessi della laguna e il mistero di una maschera che cela un’identità.
Per oltre due settimane, Venezia è stata il cuore pulsante di un viaggio nel tempo. Un’edizione che ha celebrato la città del Settecento, quella delle grandi feste nei palazzi, della libertà assoluta, del gioco della seduzione e dell’inganno. Casanova si è mascherato, confondendosi tra i volti coperti da velluti e merletti, tra le ombre che danzavano nei campielli, tra le mani che si sfioravano dietro ai ventagli.
Il Gran Corteo Casanoviano, con i suoi costumi sfarzosi e le scenografie mozzafiato, ha riportato in vita la Venezia libertina e intellettuale di un’epoca lontana. Piazza San Marco, cuore pulsante della festa, ha incantato il mondo con il Volo dell’Angelo, mentre i balli in maschera nei palazzi nobiliari hanno trasportato gli ospiti in un’atmosfera da sogno, tra luci soffuse, cristalli tintinnanti e musiche barocche.
Ma il Carnevale non è stato solo nei luoghi del grande spettacolo: anche tra le calli più nascoste, nei bacari affollati, tra i tavolini di legno consumati dal tempo, si è vissuta la vera essenza della festa. Tra un cicchetto e un’ombra di vino, tra un brindisi e una risata, si è respirato lo spirito autentico di Venezia, quello che mescola storia e quotidianità, tradizione e leggenda.
E ora, l’ultima notte si avvicina. Le maschere cominciano a cadere, i volti si svelano, le strade si svuotano lentamente. Venezia si prepara a tornare se stessa, a riprendersi il silenzio delle sue acque e il mistero delle sue ombre.
Ma il Carnevale di Venezia non finisce mai davvero. Resta nei ricordi di chi l’ha vissuto, nelle fotografie scattate tra la nebbia della laguna, nei racconti sussurrati sotto un portico. E forse, da qualche parte, tra le pieghe di un mantello nero che scompare in un vicolo buio, Casanova sorride ancora.
Perché lui lo sa: il Carnevale tornerà.
V.Z.
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