RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
L’Associazione per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali e il consigliere regionale Stefano Valdegamberi hanno richiesto alla Direzione Agroambiente Programmazione e Gestione ittica e faunistico-venatoria della Regione Veneto la documentazione sull’applicazione delle deroghe al regime di rigida protezione del lupo. Dall’esame dei pareri formulati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e delle autorizzazioni concesse alla Regione Veneto da parte del ministero dell’Ambiente (MASE), risultano alcuni elementi sconcertanti che potranno essere meglio valutati quando verranno trasmessi anche i documenti, con i quali la Regione formulava le richieste di deroga. In ogni caso, abbiamo dovuto constatare che:
Nel caso dei comuni vicentini di Arsiero e Torrebelvicino, all’autorizzazione a proseguire la sperimentazione con l’utilizzo di pallottole di gomma per tutto il 2024, concessa dal MASE, non è seguito alcun intervento concreto. La Regione non ha contestato il parere di ISPRA, che condizionava l’autorizzazione alla “raccomandazione” che, nelle malghe interessate: 1) gli animali fossero chiusi in recinti elettrificati a prova di lupo, almeno durante la notte; 2) che vi fosse la custodia continua dei pastori; 3) che fossero presenti cani da guardiania. Invece di fare presente che, nelle condizioni delle malghe venete, almeno in quelle caricate con bovini, la presenza contemporanea delle tre condizioni richieste da ISPRA risulta impossibile, cosa faceva? Rinunciava agli interventi di dissuasione.
La Regione Veneto avrebbe potuto fare presente che nel 2023 alla malga Boldera nel comune trentino di Sega di Ala, confinante con la Lessinia veronese, fu autorizzato da MASE, su parere favorevole di ISPRA, l’abbattimento (quindi piombo e non gomma) di due lupi in presenza di una sola misura di protezione: la recinzione elettrica (che i lupi avevano imparato a saltare, evitando la scossa). Oltre al comportamento rinunciatario della Regione Veneto nel caso dell’autorizzazione alla dissuasione con pallottole di gomma, ancora più grave è risultato il caso della “lupa del Piave”, catturata il 15 settembre scorso dopo aver manifestato comportamenti confidenti. In questo caso, ISPRA aveva dato parere favorevole sia alla cattura che all’abbattimento e il MASE aveva, su questa scorta, autorizzato entrambi gli interventi.
Cosa ha fatto la Regione Veneto? Ha optato per la cattura, eseguita dalla solita Università di Sassari (a quando una squadra della Regione Veneto?), e ha – nel silenzio generale – trasferito l’esemplare nel Centro di Ricerca e Coordinamento per il Recupero della Fauna Selvatica dell’Università di Udine, sito a Pagnacco (comune a nord di Udine), presso l’azienda agraria della stessa università. E’ vero che è stato per il timore della reazione mediatica, che si è escluso l’abbattimento di un animale valutato dalla stessa ISPRA “pericoloso”? Quale sarà il destino dell’animale? Quanto costa alla Regione Veneto il mantenimento della lupa? Sono tutte domande alle quali la Regione Veneto non potrà sottrarsi. Il consigliere Stefano Valdegamberi ha così commentato questi fatti: “Siamo all’assurdo! ISPRA e il ministero dell’Ambiente hanno sempre rappresentato l’alibi per l’inerzia della Regione Veneto. Quando ISPRA e Ministero, valutando la pericolosità di un lupo, ne autorizzano l’abbattimento, la Regione Veneto, per timore delle reazioni animaliste, pensa bene di “esiliare” in un’altra regione l’animale. Con quali costi?”
Enrico Beltramini, presidente dell’Associazione Salvaguardia Rurale Veneta, ha invece sottolineato come la lupa del Piave, per quanto pericolosa, abbia procurato una minima frazione dei danni causati dai lupi che imperversano sulla montagna veneta e per i quali la Regione Veneto non ha chiesto la rimozione. Michele Massella, giovane allevatore della Lessinia, portavoce del comitato Giovani Allevatori alti pascoli della Lessinia, contesta alla Regione Veneto di non far valere ciò che è previsto dalle stesse deroghe, ovvero che, qualora circostanze di natura tecnica ed economica o particolarità locali impediscano che vengano messe in atto le misure di protezione passiva (recinti, cani, presenza del pastore), la cattura o l’abbattimento dei lupi possono essere comunque autorizzate. La Lessinia, frequentatissima dai turisti, può forse essere popolata da mute di cani da guardiania aggressivi? Il paesaggio delle malghe della Lessinia, riconosciuto dallo stato italiano Paesaggio Rurale Storico, può essere deturpato da reticoli di recinzioni anti-lupo?
Ma poi, perché in Veneto non può valere ciò che vale nel confinante Trentino?
Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali