Un episodio che sta suscitando indignazione e preoccupazione è avvenuto recentemente in un hotel del Cadore, in provincia di Belluno, dove un gestore ha rifiutato l’accoglienza di turisti israeliani, giustificando il suo comportamento con motivazioni politiche legate al conflitto israelo-palestinese. L’incidente è stato reso pubblico dal sito della Comunità Ebraica di Milano, Bet Magazine Mosaico, e ha sollevato interrogativi su libertà di espressione, razzismo e discriminazione in ambito turistico.
L’hotel coinvolto è l’Hotel Garni Ongaro, situato a Selva di Cadore, una rinomata località turistica nelle Dolomiti bellunesi. In un messaggio inviato sulla piattaforma di prenotazione Booking, il gestore dell’hotel ha scritto di non voler accogliere “rappresentanti del popolo israeliano”, accusandoli di essere “responsabili del genocidio” e facendo esplicito riferimento al conflitto in corso tra Israele e Palestina. Il messaggio prosegue indicando che, qualora i turisti israeliani avessero desiderato cancellare la loro prenotazione, sarebbero stati liberi di farlo, con la promessa di una cancellazione gratuita.
L’episodio ha scatenato una forte reazione pubblica, sollevando preoccupazioni per l’uso di una piattaforma internazionale come Booking per esprimere dichiarazioni di odio e discriminazione. Molti utenti hanno espresso il loro disappunto per il rifiuto in base alla nazionalità, considerandolo un atto di antisemitismo mascherato da opinione politica.
Il messaggio del gestore ha suscitato immediata indignazione, non solo tra la comunità israeliana, ma anche tra le autorità italiane e internazionali. La scelta di rifiutare la prenotazione di turisti israeliani, motivandola con accuse di genocidio, è stata ritenuta da molti un grave atto di discriminazione, che va contro i principi di ospitalità e rispetto delle diversità che dovrebbero caratterizzare l’industria turistica.
Secondo quanto riferito dal portale Mosaico, la prenotazione riguardava un gruppo di viaggiatori israeliani che avevano scelto il Garni Ongaro per una vacanza sulle Alpi Venete. La decisione del gestore di annullare la prenotazione ha immediatamente suscitato polemiche e ha sollevato la questione della responsabilità degli hotel e delle strutture ricettive nell’assicurare un ambiente accogliente e rispettoso per tutti i clienti, indipendentemente dalla loro provenienza o nazionalità.
L’incidente solleva anche interrogativi sul ruolo delle piattaforme di prenotazione online come Booking.com, che consentono ai gestori di strutture ricettive di comunicare direttamente con i clienti. In questo caso, il messaggio di rifiuto è stato scritto nella sezione dedicata alla comunicazione privata tra struttura e cliente, ma ha avuto risonanza pubblica grazie alla denuncia della Comunità Ebraica di Milano. La piattaforma Booking.com non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla vicenda, ma molti si chiedono se siano necessari controlli più stringenti sul tipo di messaggi che i gestori possono inviare agli utenti, per evitare discriminazioni.