“Permesso, permesso”. Un giro di chiave nella toppa, apre la porta di casa e si dirige a passo sicuro dove il suo inquilino tiene del denaro. Lo arraffa e se ne va. Non una, ma più volte. Talmente habitué che lo fa anche girando per casa in mutande e maglietta. Questo racconterebbero gli occhi elettronici di una piccola telecamera montata in casa. Immagini che incastrerebbero un 54enne di Schio, proprietario dell’alloggio, che rischia il processo e a febbraio dovrà sfilare davanti al giudice nell’udienza predibattimentale che si terrà al Tribunale di Vicenza.

Per la Procura berica l’uomo dovrà rispondere di furto in abitazione, commesso tra il 2020 e il 2022: nel fascicolo del pm Fietta non solo le registrazioni della telecamera, ma anche le documentazioni mediche che proverebbero l’ansia e il turbamento che l’affittuario ha vissuto in questi anni: “ho dovuto chiedere un supporto psicologico perché mi sentivo insicuro in casa mia e alla mercé di non so chi. Rischiavo di impazzire. Scoprire poi che a intrufolarsi, rovistare tra le mie cose e portarmi via il denaro era il mio locatore è stata la ciliegina sulla torta. Ho dovuto lasciare quell’alloggio e trovarne un altro in affitto in zona era quasi impossibile. Alla fine mi son visto costretto a comprare casa. Facendo un mutuo, anche se non era il momento giusto: ma per ragioni di lavoro dovevo restare in zona-spiega l’ex inquilino- Non è stato facile perché ho pagato lo scotto di essere un ragazzo del Sud e non tutti erano propensi a fidarsi di me: a darmi una mano il mio datore di lavoro che mi conosce e si è speso per dire che sono un ragazzo affidabile e onesto. I soldi nessuno me li regala: li guadagno ogni giorno con la fatica e l’impegno nel mio lavoro. I miei genitori mi hanno insegnato così”.

L’odissea dell’inquilino. Carlo, nome di fantasia perché pur essendo parte offesa teme ritorsioni, nel decreto di citazione a giudizio firmato dal sostituto procuratore Paolo Fietta vede un barlume di giustizia che aspetta da due anni. “Per lavoro mi sposto parecchio e all’epoca dei fatti  ero da poco arrivato in Veneto, a Schio. Dopo una lunga ricerca finalmente avevo trovato un appartamento in affitto- spiega- Ma con la firma di quel contratto è iniziata una vita di paranoia e ansia. All’inizio andava tutto bene, anche il proprietario di casa e i suoi genitori erano persone gentili e carine con me.Poi il mondo mi è crollato addosso”. Accade quando sotto le feste di Natale del 2020 Carlo fa la valigia e parte per andare a trovare la mamma: “prima di partire, avevo chiesto alla mia fidanzata di passare ogni giorno per fare un po’ di compagnia al gatto e controllare che avesse acqua e cibo. Un giorno mi chiama e mi dice che erano spariti i soldi che lei aveva lasciato in casa: non ci credevo. Le chiesi di controllare meglio, ma il denaro era sparito”. Questo il primo episodio, pare, di una lunga serie alla quale Carlo non viene a capo: “non c’erano segni di scasso o effrazioni alla porta o alle finestre. Non capivo come questi soldi potessero sparire in casa mia”.  Nei mesi a seguire nota che cominciano a mancargli anche degli oggetti: “anche la fede di mio papà, scomparso tempo fa. Un suo ricordo prezioso al quale ero legatissimo”.  A metterlo in allarme e fargli venire il dubbio sul presunto Lupin è ancora la fidanzata: “una sera, rientrato dal lavoro, lei mi racconta che la mattina stessa si è trovata il proprietario in casa-continua-Colto sul fatto aveva detto che doveva controllare la caldaia: non era vero, ma la cosa scioccante è che se ne stava lì tranquillo in mezzo al mio salotto con in mano una copia delle chiavi di casa. Ecco come entrava”.

“Entrava in casa anche di notte”. Un’intrusione nella sua vita privata che per Carlo è devastante: “ho cominciato a ricollegare i fatti. Perché anche di notte, quando ero a letto, venivo svegliato da rumori in casa: pensavo fosse il mio gatto, che invece lo trovavo a dormire sul suo cuscino. Intanto continuavano a sparire soldi e oggetti in casa: così ho deciso di incastrare chi si arricchiva alle mie spalle. Ho comperato una piccola telecamera che ho piazzato sopra il frigorifero, mimetizzandola-continua nel suo racconto- In poco tempo ho registrato almeno 8 episodi, uno che lo riprende anche di notte dentro casa mia. Le registrazioni avrebbero potute essere di più, ma un giorno lui si ne è accorto e quindi ho deciso di affrontarlo, assieme ai suoi genitori: hanno negato anche l’evidenza dei fatti e quindi sono andato dai carabinieri a denunciare”. Con l’inchiesta chiusa lo scorso giugno, la Procura ora punta all’udienza filtro di febbraio dove il giudice Pezzoli dovrà stabilire se il 54enne dovrà, o meno, essere rinviato a giudizio.

Paola Viero

ph di repertorio/web

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