“Il presidente Zaia sta cercando di glissare e nascondere, con il suo solito stile, la voragine finanziaria gigantesca che si sta aprendo nelle casse regionali a causa della Superstrada Pedemontana Veneta. Ma le cifre e le condizioni alle quali la Regione deve e dovrà sottostare per i prossimi anni dicono solo una cosa: la Pedemontana segna in maniera inequivocabile il fallimento degli ottimisti”. L’attacco è della capogruppo del Pd in Regione, Vanessa Camani.
“Ciò che emerge dagli oggettivi numeri di bilancio e dalle stime aggiornate- afferma è la grande certezza del costo esorbitante dell’opera per i primi tre anni e la grande incognita rappresentata da come pagheremo quest’opera in futuro. Le stime previste nel Terzo atto convenzionale del 2017, per quanto riguardano i proventi da traffico, sono infatti sbagliate, come da noi ampiamente previsto e denunciato, e di conseguenza anche gli impatti sul bilancio della Regione”. Ecco i calcoli fatti dal Pd: nel bilancio 2025-2027, la Giunta Zaia prevede che per i prossimi tre anni la Pedemontana costerà 113 milioni, più i 44 milioni del 2024, “pari alla differenza tra gli incassi che la Regione assume dai pedaggi effettivi e presunti e il canone da pagare al concessionario. In totale, arriviamo alla cifra record di 157 milioni”, mentre nel 2017 si parlava di soli 45 milioni. “Un’operazione, dunque, che nei primi tre anni e dieci mesi, costa 112 milioni in più del previsto”. E che un debito “così significativo ricada sul bilancio della Regione assume contorni ancora più gravi perché si abbatte in una fase di estrema ristrettezza economica, con un bilancio regionale già alla canna del gas”, evidenzia Camani ricordando il ricorso all’aumento dell’Irap e alle riserve di Cav.
L”operazione verità’ sulla Pedemontana, specifica Camani, vuole mostrare il “peccato originario di questa operazione. Con la definizione del Terzo atto convenzionale si è deciso di ribaltare a sfavore del pubblico il project financing: entrate certe per il privato (canone) e incertezza e rischio d’impresa per il pubblico (entrate da pedaggi). L’ottimismo è pericoloso se applicato ai conti pubblici”. Per il dem Jonatan Montanariello i numeri “sono assolutamente chiari e dimostrano inequivocabilmente come la Pedemontana sia frutto di una convenzione nata male”. E attacca sulla mancanza di “una visione complessiva e di governance unica delle infrastrutture. Sono state realizzate, negli ultimi anni, opere avulse e non collegate tra loro. Questo ha impedito di mettere in rete il sistema infrastrutturale distinguendo tra le opere funzionali allo sviluppo economico della Regione e quelle necessarie alle esigenze quotidiane dei cittadini”. E ora la domanda è: a cosa si dovrà “rinunciare, nei prossimi trent’anni, a fronte di questo indebitamento?”. Per Chiara Luisetto “stiamo pagando la Pedemontana tante volte” mentre “nella prima convenzione fu addirittura promessa la gratuità per tutti. La Superstrada è una pesante ipoteca per i conti della Regione e non è neppure realizzata bene: vedasi la galleria di Malo”. Per Francesca Zottis si “è sbagliata la stima dei flussi di traffico e questo errore si è riverberato, a cascata, su tutto il resto”. Per Anna Maria Bigon “con i soldi della Pedemontana la Regione avrebbe potuto fare molto per la non autosufficienza”. Infine, Andrea Zanoni: “Numeri alla mano, nei prossimi anni, il buco medio per le casse regionali sarà di 170 milioni: a fronte di 300 milioni di canone medio da riconoscere al gestore, solo 130 milioni saranno incamerati dai flussi di traffico”.