“Un dato drammatico del 2023: dei 2.300 nuovi laureati in medicina iscritti all’ordine dei medici di Roma, 1.400 hanno fatto domanda all’estero. Magari c’è gente che va anche per master o per motivi umanitari, ma è indicativo che qualche malessere c’è. Non abbiamo avuto la capacità di programmare il numero degli specialisti necessari: anestesisti, radiologi etc non si fa sul numero di abitanti, ma su parametri più complicati”. Lo ha detto Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei Medici di Roma intervenendo a un panel di sanità, moderato dall’agenzia Dire e promosso dal deputato Luciano Ciocchetti, vicepresidente della commissione affari sociali e salute della Camera dei Deputati, ieri sera a Nemi per l’evento ‘Il giusto sentiero 4.0’. A fronte di questa penuria di medici, ha aggiunto Magi, “l’incompatibilità tra pubblico e privato è una cosa stupida, in un momento in cui mancano i professionisti. Abbiamo persone che lavorano in un centro accreditato che due volte a settimana non possono lavorare in una struttura pubblica, e viceversa. Al Mef il costo di questa operazione è zero. Diamo la possibilità ai professionisti di svolgere oltre l’orario di servizio la libera professione?”.

Un’altra opzione. “Se vogliamo l’esclusiva li dobbiamo pagare come tali o i colleghi se ne vanno”, ha sottolineato.
“Il 70% dei medici sono donne e vogliono anche un progetto di maternità”, ha ricordato il presidente dell’Omceo rinnovando l’appello a rivedere l’intero sistema organizzativo della professione medica. “Da sistema prestazionale- ha spiegato- si deve passare alla presa in carico: girare il paradigma. Sul territorio ad esempio con le case di comunità, hub e spoke, anche se appunto scarseggiano professionisti e serve una politica di investimento”.

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