a cura di Mattia Cecchini
“Tajani propone lo Ius Italiae, noi lo Ius Veneti”, incardinato su conoscenza del Leone di San Marco e dei costumi tradizionali, ‘dimestichezza’ con la lingua veneta, ‘padronanza’ dei piatti della tradizione enogastronomica. Ovvero, spiega Giuseppe Pan (Lega-Liga Veneta), “lavoriamo a una proposta che miri a valorizzare l’identità veneta attraverso l’introduzione del cosiddetto ‘Ius Veneti’, una nuova forma di cittadinanza culturale radicata nelle tradizioni, nei costumi e nella storia del Veneto. Una provocazione? Niente affatto. Semmai, un’iniziativa che si pone in chiara contrapposizione alle recenti discussioni sullo Ius Scholae e sullo Ius Italiae, promuovendo invece un forte legame con la cultura locale come chiave per l’integrazione”.
Il Veneto, continua, “ha una storia millenaria e una cultura che merita di essere protetta e valorizzata. Con lo Ius Veneti proponiamo un percorso di integrazione che passi attraverso l’apprendimento e l’assimilazione delle nostre tradizioni, dei nostri valori e del nostro stile di vita, affinché chi vuole essere parte di questa terra ne comprenda e ne rispetti la storia”.
La proposta avrà dei “punti cardine“, prosegue Pan, “alcuni pilastri fondamentali per l’acquisizione di una cittadinanza culturale veneta”. Il primo: la “conoscenza e il rispetto della bandiera veneta. Ogni cittadino dovrà conoscere e rispettare il simbolo della bandiera del Veneto, con il Leone di San Marco, emblema della gloriosa Repubblica di Venezia e simbolo di libertà e giustizia”. Secondo: la lingua e la storia veneta. “Promuovere e valorizzare la conoscenza del Veneto sarà un altro elemento centrale dello Ius Veneti, attraverso i libri di storia. La nostra è una lingua viva che ancora oggi viene parlata nelle case e nelle piazze di tutto il Veneto, ed è essenziale per comprendere appieno la nostra identità”, dice ancora Pan. E poi, la cultura gastronomica veneta: il cibo è “un aspetto centrale della nostra tradizione e identità; chi aderisce allo Ius Veneti dovrà familiarizzare con i piatti tipici della nostra tradizione, come il baccalà alla vicentina, il risi e bisi, il fegato alla veneziana, sarde in saor e i famosi dolci come la fugassa e i baicoli”. Questi piatti “non sono solo sapori, ma simboli di un patrimonio culinario che racconta la storia e le tradizioni del nostro popolo”. Ancora: i costumi e le tradizioni venete. “La conoscenza dei principali abiti storici e feste tradizionali venete, come il Carnevale di Venezia, la Festa del Redentore o la celebrazione di San Marco, sarà parte integrante del percorso di integrazione”.
È “fondamentale”, puntualizza, “che chi vuole sentirsi veneto si immerga nella nostra ricca tradizione e partecipi attivamente ai momenti più importanti della nostra comunità. È questa una proposta in difesa delle nostre radici, che si inserisce in un più ampio contesto di difesa delle identità regionali. Mentre lo Ius Scholae o lo Ius Italiae cercano di definire un’idea di cittadinanza a livello nazionale, noi crediamo che l’integrazione debba partire dal rispetto delle comunità locali. Non si può essere italiani senza prima comprendere e rispettare le diversità che costituiscono la ricchezza del nostro Paese”.Lo Ius Veneti, conclude Pan, “vuole rappresentare un modello di integrazione basato sulla tradizione e sull’orgoglio per la nostra terra”.