Lo ha scritto il Giornale di Vicenza ma era risaputo da tempo. Solo che se lo avessimo scritto noi di AltovicentinOnline ci saremmo beccati la solita ‘vendetta’ di un sindaco che non gradisce che si scriva di cronaca nera a Thiene: “in città ci sono due baby gang”. Non stiamo parlando di ladri professionisti o rapinatori che aggrediscono vecchiette. Si tratta di gruppetti di adolescenti, formati spesso da giovani italiani e stranieri di seconda generazione, dello stesso tipo di cui si parla tanto nelle altre città. E’ un fenomeno sociale europeo che la vicina Schio ha risolto affrontando il problema senza negarlo. Il parlarne non è per descrivere la città come ‘violenta’ o perché si voglia etichettarla gettando fango: questo lo fa la politica bassa che non sa affrontare i problemi della qualità della vita della gente, buttandosi a capofitto su tematiche populistiche e strumentali. In questo, probabilmente, ha ragione il sindaco Giampi Michelusi che però sbaglia nei toni. Non accettando il confronto dialettico della democrazia che prevede un ruolo ben preciso di minoranze: che hanno il sacrosanto diritto di fiatare, anche se il nostro primo cittadino sembra non volere e non rispettando i ruoli dei vari gradini della società.
Essere sindaco non significa che tutti gli altri devono avere il tappo in bocca. La fascia Tricolore non la indossa il dittatore, ne il re e neppure lo sceriffo di una contea. Un sindaco non è il proprietario del Municipio, ma una persona al servizio della comunità che gli paga lo stipendio.
Tornando ai fatti di sabato notte, quando si stava svolgendo il Festival dell’Inclusione a Villa Fabris, non è stato stabilito dalle forze dell’ordine che la rapina ai giovani, a cui è stato sottratto il portafogli, e il lancio di bottiglie sulle pattuglie dei carabinieri abbia a fare con quella manifestazione. Lo stabiliranno i carabinieri che, pare, abbiano già identificato i responsabili dei gravi disordini sebbene siano da considerarsi fatti isolati. Un episodio gravissimo che ha scoperchiato il vaso di pandora di chi da tempo, scrive e-mail al sindaco per segnalare quanto avviene ad esempio al Parco di Villa Fabris. Dove una fetta di popolazione non gradisce quella musica rap ascoltata, probabilmente, dai ragazzi a volume troppo alto. Lo stesso avviene ai Cappuccini, dove nonostante si dia la colpa solo a Diego Sartori, residente “colpevole” di metterci la faccia, il nome ed il cognome, non è che sia solo lui a lamentarsi. Sono decine e decine gli abitanti che vivono nei pressi della piastra Miotto che raccontano le stesse identiche cose. Che raccontano fatti ben più gravi di quelli descritti da Sartori e per i quali le forze dell’ordine chiesero pure i frame delle telecamere. (capitolo a parte). Musica a tutto volume, e incursioni serali, da parte di questi ragazzi a cui andrebbe spiegato che c’è chi ha diritto di dormire dopo una giornata di lavoro.
I fatti della Piastra Miotto e le telecamere
“L’opposizione non è attiva con proposte concrete e attuabili nel combattere questa maleducazione giovanile, è altresì vero però che sminuire i gravi fatti avvenuti, il negare che esista un problema reale per i cittadini non fa certo onore a questa amministrazione – dichiara Diego Sartori – . Da parte mia e alcuni miei vicini da tre anni stiamo inutilmente informando questa amministrazione dei disagi quotidiani. Si è arrivati a picchiare un addetto alla chiusura serale della piastra polisportiva Miotto, fatto avvenuto il 4 luglio alle 21.37. Questa amministrazione, dopo tutte le segnalazioni, continua ad ignorare volutamente il regolamento comunale di Polizia Urbana, dove vengono dettati dei divieti a tutela della comunità. Basterebbe una semplice cartellonistica, non per risolvere il problema, ma per educare. Tanto è sempre il cittadino corretto a rimetterci”.
Nei giorni scorsi eravamo andati al quartiere Cappuccini, dove gli abitanti denunciano gli stessi disagi di cui parla Sartori. Pur confermandoli, però, queste persone ti implorano di non scrivere niente “altrimenti il sindaco si arrabbia e si vendica”. Pare che esistano dei filmati “scomodi”, che attraverso l’ex presidente di quartiere, Michelusi avrebbe chiesto, non si capisce a che titolo, di visionare.
“Non sono delinquenti, ma ragazzi con un disagio da affrontare”
Ma c’è chi fa un’analisi ancora più profonda di quanto accaduto l’altra notte fuori da Villa Fabris, parlando correttamente di un disagio giovanile che la società dovrebbe affrontare. “Non significa essere buonisti – spiega Maria Grazia Detto, insegnante – . Significa affrontare veramente un problema che non riguarda solo Thiene, ma tutte le comunità dove queste seconde generazioni andrebbero ascoltate innanzitutto per essere integrate in maniera sana. I Servizi Sociali dovrebbero servire soprattutto a questo, non a pagare le bollette, ma ad educare. Occorrono però figure specializzate, psicologi, che non ci sono e per i quali non c’è che il privato. Che molte famiglie non possono permettersi. Ma sono d’accordo che bisogna parlare di quello che accade nella comunità a cui si appartiene perché non è facendo finta che un fatto non sia mai accaduto che si risolvono i problemi. Tutt’altro. Se questi giovani di seconda generazione molestano una coetanea, bisogna spiegare loro che la nostra cultura prevede il rispetto delle donne. L’idea che mi sono fatta seguendo quanto scaturito dal fatto di cronaca dell’altra sera in centro è che da un lato c’è un’amministrazione che non vuole si parli di cronaca perché teme che Thiene sia etichettata come non sicura e dall’altro, un’opposizione che è pronta a puntare il dito sulla mancata integrazione di chi ha il colore della pelle diverso. Come se tutti i fatti di cronaca che accadono ogni giorno fossero imputabili agli extracomunitari. Questo è il fallimento della politica da una parte e da un altro, non è volere bene alla propria città, non è fare gli interessi dei cittadini, che meritano sicurezza senza dubbio. Ma anche un vero Sociale per il quale non si possono lasciare sole certe associazioni che si dilaniano ogni giorno. Forse è arrivato il momento di mettersi in discussione e risolvere veramente problemi destinati in questo modo, a trascinarsi all’eternità”.
Natalia Bandiera