In un angolo di Thiene, la storia di Palazzo Zironda continua a rivivere, non solo attraverso la sua imponente architettura, ma anche grazie ai racconti di chi, in quella dimora, ha trascorso anni della propria vita. Qualche tempo fa, abbiamo pubblicato un articolo che ripercorreva la storia di Palazzo Zironda (questo l’articolo), una residenza antica che racconta le vicende di una Thiene di un tempo ormai passato. A seguito di quella pubblicazione, sono emerse testimonianze di chi ha avuto contatti diretti con la famiglia Zironda. Tra queste, ci ha colpito il racconto di Luciana Sostizzo, oggi 85enne, che ci ha narrato la storia della madre, Elisabetta Carollo, nata nel 1913, che per anni ha servito la nobile famiglia.
Luciana ci riporta con dolcezza ai ricordi di sua mamma, che a servizio dai Zironda ha trascorso gli anni più significativi della sua giovinezza, in un ambiente esigente ma ricco di calore. Elisabetta era orfana di madre e il padre, spesso lontano per lavoro con le mucche in montagna, non era presente nella sua quotidianità. Fu così che, giovanissima, lasciò la sua casa per entrare a servizio dei “siori”, come si usava dire allora.
“Mi raccontava che la signora Zironda era molto esigente,” ricorda Luciana. “Le ha insegnato tante cose, come stirare così bene che tutto sembrava inamidato, nonostante usassero ancora ferri a braci. Ogni mattina puliva i pavimenti in legno della casa, e la signora le faceva indossare delle scarpette di pezza bianche per non sporcare nuovamente.”
Anche il bucato era un momento importante nella vita domestica di Elisabetta: il lunedì e il martedì erano dedicati al lavaggio dei panni nel fosso che attraversava il parco della residenza. “La signora le diceva di sbattere i panni come se stesse dando botte a una nemica”, sorride Luciana, “ma mia madre non era ancora sposata, quindi la suocera non ce l’aveva ancora!”
Il lavoro era pesante, ma Elisabetta trovava anche momenti di dolcezza e serenità nella casa dei Zironda. Uno dei ricordi più cari Elisabetta tramandati a Luciana riguarda la signorina Angela, sorella della signora Zironda e appassionata di lirica. “Alla sera, dopo aver finito i lavori, la signorina Angela la chiamava nella sua stanza per ascoltare la musica lirica alla radio. Cercava di farle apprezzare la musica e le dava sempre delle caramelle, ma mia madre puntualmente si addormentava.”
Nonostante le fatiche quotidiane, Elisabetta si sentiva parte di una famiglia. Quegli anni, racconta Luciana, furono per la sua mamma tra i più belli, in una casa dove, pur lavorando duramente, avvertiva un calore che le mancava nella sua vita familiare, essendo cresciuta orfana di madre. “Sentiva affetto e accoglienza, che compensavano la solitudine della sua infanzia.”
La storia di Elisabetta, come quella di tanti altri che hanno servito nelle case dei signori del tempo, ci permette di guardare alla nostra storia locale con un occhio diverso, fatto di piccoli gesti, sacrifici e ricordi personali che hanno contribuito a costruire la memoria collettiva di Thiene. Elisabetta non aveva foto di quei giorni, troppo povera per permettersele, e la prima immagine che la ritrae risale al giorno del suo matrimonio. Tuttavia, il racconto di Luciana che arrivano dai ricordi vividi della madre, ci restituiscono la figura di una donna forte, che ha saputo fare tesoro delle esperienze vissute, portando con sé, per tutta la vita, l’insegnamento e il calore ricevuto nella casa dei Zironda.
Laura San Brunone