Il Veneto perde ogni anno un miliardo di euro a causa della fuga di giovani under 35 all’estero. Questo dato allarmante emerge dalla seconda nota della Fondazione Nordest, il centro studi delle Confindustrie del Triveneto, elaborata dal direttore scientifico Luca Paolazzi e dal ricercatore Lorenzo Di Lenna. Il fenomeno, che colpisce duramente anche altre regioni italiane, segue il precedente allarme lanciato dalla Fondazione sugli effetti devastanti del crollo demografico che attende il nostro Paese nei prossimi anni. I due problemi, evidenziano gli esperti, sono strettamente collegati.

Nel 2023, il Veneto ha visto emigrare 3.759 giovani under 35, secondo i dati Istat. Negli ultimi cinque anni, tra il 2019 e il 2023, il numero sale a quasi 35 mila, mentre il Nordest ha perso circa 80 mila giovani dal 2011, anno in cui è iniziata questa nuova ondata migratoria. La Fondazione sottolinea che il 4,4% della popolazione giovanile è ormai all’estero, aggravando ulteriormente le conseguenze del declino demografico.

Una fuga di laureati

Questa nuova ondata migratoria ha una connotazione specifica: è sempre più caratterizzata dalla partenza di giovani laureati. Ciò è particolarmente evidente nel Nord Italia, una zona che, teoricamente, dovrebbe offrire maggiori opportunità di lavoro grazie alla forte concentrazione di imprese manifatturiere e di servizi basati sulla conoscenza. Tuttavia, molti giovani laureati non riescono a trovare un’adeguata valorizzazione delle loro competenze nel tessuto produttivo locale.

Nel 2022, oltre la metà dei giovani emigrati da Friuli Venezia Giulia e Lombardia possedeva una laurea, mentre in Emilia Romagna e Veneto la percentuale era quasi del 50%. Il fenomeno è in crescita soprattutto nel Nordest: tra il 2022 e la media del periodo 2011-2022, il Friuli Venezia Giulia ha registrato un aumento del 19% dei laureati emigrati, seguito dal Veneto con un incremento del 16%.

«Il tessuto produttivo italiano non riesce a valorizzare i giovani talenti come avviene in altri Paesi europei avanzati», affermano gli autori della nota, sottolineando la bassa attrattività dell’Italia per le nuove generazioni. Tuttavia, la fuga non riguarda solo i laureati, ma anche chi possiede spirito di iniziativa, coraggio e voglia di affermarsi in contesti più favorevoli.

Un conto economico pesante

La Fondazione Nordest ha stimato il costo economico di questa emorragia di capitale umano. Nel biennio 2021-2022, la perdita annua di valore per il Veneto è stata di circa 900 milioni di euro, contro i 1,4 miliardi della Lombardia e i 700 milioni dell’Emilia Romagna. A livello nazionale, il costo ammonta a 8,4 miliardi di euro all’anno.

Questo calcolo si basa su dati OCSE, che stimano il costo per lo Stato italiano per ogni alunno, dal periodo scolastico all’università, sommato alle spese sostenute dalle famiglie per il mantenimento dei figli. Il valore viene poi moltiplicato per il saldo migratorio.

Il bilancio per il Veneto, tra il 2011 e il 2023, è di 12,5 miliardi di euro, mentre per l’Italia intera la cifra raggiunge i 134 miliardi. «Sono investimenti di cui beneficiano i Paesi di destinazione – commenta la Fondazione – che sanno come mettere a frutto l’energia, i saperi e la voglia di crescere dei nostri giovani. Nella caccia ai talenti, l’Italia è preda, fornendo capitale umano al resto del mondo».

Il fenomeno rappresenta una sfida cruciale per il futuro del Paese, che deve trovare soluzioni concrete per invertire questa tendenza e trattenere i propri giovani talenti.

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