Si è aperto a Venezia nella Corte d’Assise il processo a carico di Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò (Venezia).

Come annunciato dai suoi difensori, l”imputato è assente in aula, così come i suoi genitori. Presente, invece, il papà di Giulia, Gino Cecchetin, che non ha voluto parlare con i giornalisti, “è prematuro” ha detto soltanto.

Nel dibattimento è previsto un solo testimone per la difesa, l’anatomopatologa Monica Cucci, che prese parte all’autopsia della vittima, mentre sono una trentina, tra parenti, amici e investigatori, quelli dell’accusa sostenuta dal Pm Andrea Petroni.

Filippo Turetta potrebbe non presentarsi mai in aula, non solo oggi, ma anche nelle future udienze. Lo ha detto il suo difensore, l’avvocato Giovanni Caruso, rispondendo ai cronisti: ‘vedremo mai Filippo Turetta in aula ?’ gli è stato chiesto: “è possibile” è stata la risposta del legale che ha precisato: “Ho suggerito io a Filippo di non presentarsi in udienza. Non è una mancanza di riguardo nei confronti della Corte o dei congiunti, mi attiverò affinché Turetta venga in aula per rispondere ai giudici. Certo, non oggi, ma quando sarà il momento”.

Oggi vi saranno gli adempimenti organizzativi: “Ci sarà, non ho dubbi, la costituzione delle parti civili. Non posso anticipare nulla di qualcosa che in realtà è destinato ad essere deciso dalla Corte. Sapete qual è stato il mio tono nel corso di questo anno, immaginatevi se mi metto ad anticipare qualcosa adesso”.

“Il processo è sulle responsabilità personali. E’ un processo non al femminicidio, ma solo a Filippo Turetta”, ha detto il procuratore di Venezia Bruno Cherchi, che ha assistito all’avvio della prima udienza in Assise per l’omicidio di Giulia Cecchettin. “Non è uno studio sociologico – ha aggiunto il magistrato – ma un accertamento delle responsabilità”. “Il processo – ha concluso Cherchi – si deve svolgere nelle aule di Tribunale, nel rispetto anche dell’imputato”.

Giulia: sei uomini e 4 donne nel collegio del processo a Turetta

Il presidente della Corte d’Assise di Venezia, Stefano Manduzio, e i giudici del collegio si sono ritirati in camera di consiglio per deliberare sulla costituzione delle varie parti civili nel processo contro Filippo Turetta. Oltre alle parti civili rappresentate dai familiari di Giulia Cecchettin, il padre Gino, lo zio ,la nonna, i due fratelli della ragazza, Elena e Davide, hanno chiesto di essere iscritte le associazioni “Penelope”, “Differenza donna”, “Punto Ups”, “Prevenzione ‘Marianna” e “I care you care”, oltre ai Comuni di Vigonovo, dove Giulia viveva, e di Fossò, dove è avvenuto l’omicidio.

Il collegio giudicante è formato da sei uomini, tra cui il presidente, e quattro donne, tra cui la giudice a latere. Giovanni Caruso, legale di Turetta, ha chiesto che vengano respinte come parti civili tutte le associazioni perché, ha spiegato, “il processo non può diventare un vessillo di questi soggetti”, ed ha aggiunto di non capire “la ratio della costituzione dei due Comuni”.

La nonna: “Filippo avrebbe dovuto presentarsi in aula”

Carla Gatto, la nonna della vittima, fuori dall’aula ricorda la nipote e commenta l’assenza del 22enne che rischia l’ergastolo: “Se fossi stata in lui sarei stata presente”.

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