A Vicenza, secondo una rilevazione del Comune, sono quasi 300, con una crescita che è stata, negli anni, esponenziale, se pensiamo che nel 2016 gli annunci Airbnb relativi alla città erano stimati circa la metà, 158. Stiamo parlando del fenomeno “affitti brevi”, per molto tempo sottotraccia, fino a quanto nel 2019 una legge regionale ha obbligato i proprietari di questo tipo di alloggi turistici ad ottenere un numero identificativo attraverso un portale regionale. Sicuramente un primo passo verso l’emersione, che ora però registra un nuovo capitolo.
Da alcuni giorni, infatti, le strutture ricettive vicentine si stanno registrando in via sperimentale in una nuova Banca Dati del ministero del Turismo per ottenere il relativo CIN, ovvero il Codice Identificativo Nazionale (da esporre poi ben visibile all’esterno della struttura stessa e da utilizzare negli annunci), che sostituisce quello regionale. La registrazione continuerà anche nei prossimi giorni per arrivare in tempo utile prima che scattino le relative sanzioni. Il conto, per chi non ottempera entro due mesi dall’emissione di uno specifico avviso che verrà pubblicato nei prossimi giorni in Gazzetta Ufficiale, sarà salato: si va da 800 euro a 8.000.
L’obbligo riguarda tutti: le strutture turistico-ricettive alberghiere ed extralberghiere e le unità immobiliari ad uso abitativo destinate a contratti di locazione breve o di locazione per finalità turistiche.
Tirando le somme stiamo parlando, in provincia, di 248 alberghi e 517 strutture ricettive complementari classificate (ultimi dati disponibili Regione Veneto). Lo dovranno fare anche tutti gli altri proprietari di stanze o appartamenti proposti tramite i portali on line. Qui i numeri sono più difficili di interpretare, ma se ci fermiamo al solo fenomeno Airbnb, secondo una rilevazione effettata da Federalberghi risalente ad inizio 2023, stiamo parlando di circa 1.200 alloggi.
Ed è proprio principalmente per tenere sotto controllo questo fenomeno che la norma è stata introdotta, prevedendo, inoltre, che tutte le unità immobiliari destinate alla locazione breve o per finalità turistiche, gestite in qualunque forma (imprenditoriale e non imprenditoriale), dovranno essere munite di dispositivi per la rilevazione di gas combustibili e del monossido di carbonio funzionanti, nonché di estintori portatili a norma di legge.
“La norma certo non risolve il problema del proliferare di queste strutture nei centri turistici, ma va comunque nella direzione di una maggiore regolamentazione – spiega Oscar Zago, presidente di Federalberghi-Confcommercio Vicenza -. Noi però abbiamo recentemente chiesto al Comune di Vicenza anche uno step in più per garantire maggiore equità tra i vari operatori nello stesso mercato turistico. Riteniamo che, come si sta facendo o pensando in altri territori, il Comune dovrebbe vietare l’installazione delle scatole lucchetto con combinazioni, che spesso gli affittuari di questi alloggi utilizzano per permettere agli ospiti il check-in autonomo”. Le ragioni della richiesta sono fondamentalmente due: “ la prima – spiega il presidente degli albergatori vicentini – è che questa modalità di self check-in non rispetta l’obbligo, imposto a tutti i titolari di strutture ricettive, di controllare l’identità di chi soggiorna. Non si vede perché un albergo deve verificare le generalità dei propri ospiti e questo possa invece essere tranquillamente bypassato con un self check-in, dove non è dato sapere se la persona alloggiata corrisponde a quella registrata”. E poi è anche una questione di decoro urbano “soprattutto nei centri storici – aggiunge-, tanto che oltre a Vicenza, a nostro avviso il divieto di installazione delle key box dovrebbe essere adottato da tutti i Comuni a maggior vocazione turistica in provincia”.
Tornando alla Banca Dati Nazionale delle Strutture Ricettive e al CIN, sarà utile anche per capire con precisione l’entità del fenomeno “locazioni brevi”: “Ci auguriamo – prosegue il presidente di Federalberghi Confcommercio Vicenza – che finalmente finisca il “sommerso” in questo settore, recuperando evasione anche sul fronte della tassa di soggiorno a beneficio di tutto il turismo vicentino. E poi potremo finalmente capire con precisione quant’è, in città e provincia, il patrimonio immobiliare che questa tipologia di attività sottrae al mercato degli affitti alle famiglie, considerato che trovare un alloggio in locazione nel Vicentino è sempre più difficile e sempre più costoso, con il rischio spopolamento dei centri storici. Uno spopolamento che è una perdita per tutti – conclude il presidente Zago -, anche per i visitatori, che sempre più amano vivere città autentiche, con negozi e servizi frequentati dai residenti e non solo a misura di turista”.